TRIBUNALE DI ROMA (ANCORA) CONTRO IL DECRETO DEI MIGRANTI NEI CPR IN ALBANIA: COSA HANNO DECISO I GIUDICI
Caricata di attesa già con polemiche, è giunta la decisione del Tribunale civile di Roma sui migranti presenti nel cpr in Albania: come ampiamente previsto, la sezione immigrazione del tribunale romano rimette il caso dei 7 migranti (egiziani e bengalesi) alla Corte di Giustizia Ue che nel luglio 2025 si dovrà pronunciare nel merito (anche) del Decreto “Paesi Sicuri” approvato dal Governo lo scorso 21 ottobre 2024. Nello specifico, i giudici tra cui spicca anche Silvia Albano (presidente di Magistratura Democratica) hanno sospeso il provvedimento di convalida del trattenimento dei migranti inviati in Albania per effetto dell’accordo Meloni-Rama, già contestato una volta dal Tribunale civile di Roma: e così dopo il rinvio alla Corte europea del Decreto “Paesi Sicuri” da parte dei giudici di Bologna, anche i colleghi romani seguono la stessa scia ponendosi in contrapposizione alle norme approvate dall’esecutivo.
Il tema è sempre lo stesso: secondo una parte della magistratura quanto deciso dal Decreto del Governo non rende legittimo il rimpatrio di migranti in alcuni Paesi considerati ancora “non sicuri” nonostante l’inserimento della norma primaria nel dispositivo approvato dal Cdm dopo la prima sentenza del Tribunale di Roma sul caso Albania. E così a livello operativo, in attesa di una decisione europea, si “ferma tutto” con anche i 7 migranti portati lo scorso venerdì nel cpr albanese ora dovranno essere rimandati in Italia a Brindisi. Secondo quanto riporta il testo della decisione pubblicata dall’ANSA, il Tribunale rimette alla Corte di Giustizia Ue sospendendo il giudizio di convalida del fermo «restando gli effetti del trattenimento provvisorio disposto dall’amministrazione per legge».
DECRETO “PAESI SICURI” E L’ATTESA FINO AL 2025 PER LA CORTE DI GIUSTIZIA UE: NUOVO SCONTRO TRA GOVERNO E MAGISTRATURA
Il cuore del tema posto dai giudici, tanto di Roma quanto di Bologna, riguarda la centralità del diritto europeo in merito alla designazione di uno Stato come «sicuro»: sebbene la Commissione Ue e diversi altri Paesi membri abbiano espresso pieno apprezzamento per l’iniziativa del Governo italiano sul trasferimento in Albania di un numero contingentato di irregolari giunti sul nostro territorio, la magistratura intervenuta sulle prime persone arrivate sulle coste albanesi dispone il “congelamento” delle misure. Come scrivono ancora i magistrati romani, «il giudice ha il dovere di verificare la corretta applicazione del diritto Ue, che, notoriamente, prevale sulla legge nazionale ove con esso incompatibile, come previsto anche dalla Costituzione italiana».
Resta poi un tema di “vuoto normativo” a questo punto: dato che la Corte di Giustizia Ue si pronuncerebbe – secondo fonti ANSA e LaPresse – non prima del luglio 2025 sul Decreto Paesi Sicuri, resta da capire cosa accadrà ora con i migranti inviati verso l’Albania, specie quelli in arrivo da Bangladesh ed Egitto che secondo la magistratura italiana vanno considerati come Stati “non sicuri” nonostante l’inserimento nella lista di 19 Paesi sicuri secondo l’ultimo Decreto del Governo Meloni. Il protocollo Italia-Albania viene così ulteriormente “minato” dato che non è affatto chiaro cosa potrà avvenire d’ora in poi con tutti gli altri ordini di rimpatri, necessari per l’invio nei cpr albanesi. Secondo una fonte rivelata dal “Giornale”, in attesa della pronuncia europea potrebbero essere sospesi tutti i trattamenti che riguardano i Paesi sotto “dubbio” di essere sicuri per via di alcune categorie perseguitate di cittadini. Secondo quanto già sentenziato dal magistrato Albano, la norma del Governo è illegittima e deve sottostare al diritto europeo: di contro, ha spiegato ieri il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, i giudici sono chiamati a far rispettare le leggi e non a contrapporsi al Governo.