Sulle pagine de Il Tempo, Albano analizza un aspetto spinoso della nostra società: il legame tra giovani e lavoro. L’artista non ha dubbi: “Non ci deve essere uno che ti dà i soldi e ti dice di stare a casa: basta con l’assistenzialismo. Aiutiamo le imprese sane che vogliono creare lavoro”. Oggi, a detta del cantante, c’è “un po’ di lassismo da parte dei ragazzi. Non è certamente colpa dei giovani ma di un mondo che è profondamente cambiato. Ricordo che mia madre non mi ha mai portato un caffè a letto, neanche me lo preparava: dovevo farlo io. Mi ha invece insegnato che bisognava sempre essere autosufficienti“.



A detta del cantautore pugliese, oggi i bambini “diventano piccoli re, senza aver ancora imparato cosa significa essere piccoli sudditi. Può essere giusto o sbagliato ma questo è quello che penso”, spiega. Secondo Albano, infatti, “il cervello umano ha continuamente bisogno di stimoli. Non ci deve essere uno che ti dà i soldi e ti dice di stare a casa, senza far nulla. Bisogna al contrario incentivare l’idea dell’impegno: solo così si potrà creare una società più sana“.



Albano: “Ho lavorato otto mesi senza un giorno di riposo”

Sicuramente la realtà nella quale Albano è cresciuto, era di molto differente da quella attuale: “Per me non c’erano da fare sacrifici, c’erano doveri. Ragioni per cui non mi sono mai tirato indietro e li ho fatti tutti, senza risparmio: ho lavorato otto mesi, senza un giorno di riposo, a casa mia facevamo anche dodici mesi senza mai riposare. Per tutti noi cellinesi (di Cellino San Marco, ndr), era la normalità: era quello l’andazzo”.

Prima di fare il cantante, Albano ha svolto una serie di mestieri, tra cui il cameriere, ma a Il Tempo spiega che in passato è stato anche metalmeccanico: “Durante quell’esperienza ho capito quali erano le regole per stare in un’azienda, come bisognava comportarsi con i colleghi. Ho capito cosa voleva dire la parola impegno, cosa vuol dire fare per produrre”. E ancora, sottolinea di aver capito cosa significhi rispettare le regole e impegnarsi per un qualcosa che sia appunto il lavoro. Non è d’accordo, invece, col modo di fare odierno Albano, che crede che vi sia “un errore alla base, che bisogna correggere”.