A 90 anni ancora una lucidissima visione non solo di cosa propina la società di tutti i giorni, “travolta” dal Covid-19, ma dei rischi e pericoli che a livello politico si scorgono all’orizzonte: Francesco Alberoni, sociologo e candidato (non eletto) alle ultime Elezioni Politiche 2018 con Fratelli d’Italia, nella lunga intervista alla Verità dialoga sugli ultimi fatti di cronaca che hanno segnato l’opinione pubblica. Dal dramma di Willy a Colleferro ai rischi Covid per l’autunno, fino alla gestione politica del Governo Conte per giungere al “caso” Beppe Grillo dopo l’aggressione al giornalista di “Diritto e Rovescio” che voleva porgli qualche domanda. Lo scontro tra sociologo e influencer è però il primo “titolo” offerto da Alberoni: «Chiara Ferragni è la Coco Chanel dei nostri tempi. Dice che l’aggressione a Willy è sintomo di cultura fascista? Ma no. Il fascismo non c’entra niente. È un cimelio, come il comunismo». Secondo il sociologo ovviamente la Ferragni può dire ciò che vuole «ma non capisco come si possa vedere un fenomeno di matrice fascista in un sistema dominato completamente dalla sinistra». E qui il passaggio che farà certamente più discutere dell’analisi di Alberoni, quando spiega che tutte le rivolte serie avvenute negli ultimi anni in Italia «sono ascrivibili alla sinistra. Penso ai no global, che non erano certo fascisti, fino al grande movimento del “Vaffa”, anarchico, anti-élite, anti-cultura, quello che ha generato gli ultimi due governi della Repubblica…».
ALBERONI, IL RISCHIO FASCISMO E IL M5S
Alberoni prosegue nel dire che lo spaventa assai di più del fascismo quello che per esempio «si nasconde dietro Grillo: quell’angoscia che punta a distruggere, più che a costruire». Per il sociologo 90enne, i 5Stelle sono stati votati in quanto onda, movimento, ma come tutte le onde «prima o poi si spengono. Le poltrone sono comode anche per loro…». Salvini frutto della cultura fascista? Per Alberoni tutt’altro, così spiega a La Verità «Il sovranismo di Salvini si basa sul riordino di un sistema disordinato, che è quello che regola l’immigrazione. E poi sul principio di autonomia, che per certi versi è il contrario del fascismo». Dal fascismo al razzismo, parole usate secondo Alberoni spesso a sproposito e da una sola parte politica per attaccare gli avversari: «Negli Stati Uniti se non segui l’ideologia del politicamente corretto vieni espulso dalla società. Noi siamo imparando da loro». Nell’intervista a La Verità Alberoni considera il problema dell’odio da una lettura più particolare, «più che odio, vedo una collera crescente. Non c’è da meravigliarsi che nasca qualche gruppo violento». Ma è sull’origine di questa “mancanza” che Alberoni fonda la sua analisi: «il Covid, con i suoi sconvolgimenti, ha colpito un corpo già ferito da un’altra malattia […] La scomparsa del futuro. È scomparso ciò che avremmo voluto essere e diventare». Un pericolo assai più “economico” che non ideologico, secondo il sociologo e scrittore «La crisi politico-economica europea, quella sì che mi spaventa. L’intero sistema italiano rischia di restare schiacciato nello scontro tra giganti: Usa, Cina, Russia e i vari potentati finanziari invisibili».