Alberta Basaglia è la figlia del celebre psichiatra Franco, considerato un vero e proprio innovatore nel campo della salute mentale, riformatore della disciplina psichiatrica in Italia. Un punto di riferimento importante per chiunque operi nel campo della psicologia, compresa la figlia Alberta che a volte, forse, nel corso della sua esistenza ha considerato un po’ ingombrante la presenza del padre. “Non saprei ma io ho studiato Psicologia e alla seduta di laurea volli che non venisse. Ti immagini cosa significava mentre discutevo sapere che a pochi metri c’era Franco Basaglia che attendeva sua figlia?”, ha raccontato Alberta in un’intervista riportata dall’Ansa.



La figlia del grande psichiatra Franco, ricorda di aver “vissuto tutta la storia” e le innovazioni portate dal papà. “Vi ho partecipato… mio padre non era un sognatore, ma un uomo realista”. Ed è grazie al senso pratico e alla mente brillante del padre che le persone affette da alienazione mentale, oggi, non vengono più ricoverate in manicomio. Nel 1973 il padre di Alberta fece uscire dal manicomio di Trieste i “600 matti” scatenando una rivoluzione che portò appunto alla Legge Basaglia, che aboliva gli istituti manicomiali.



Alberta Basaglia avverte: La dimenticanza collettiva e culturale di qualcosa che ci ha reso liberi è pericolosa”

Oggi Alberta Basaglia è una rinominata psicologa, sempre in prima linea e al fianco dei giovani e alle donne vittime di violenza. Secondo l’esperta non è mai buona cosa abbassare la guardia, ci sono sempre tante storie che ci avvertono dei pericoli che si celano dietro l’angolo. “Ripenso a quando da adolescente storcevo il naso per quelli che mi sembravano ripetitivi racconti sulla resistenza italiana. Insomma, la storia si conosceva bene e la libertà ormai si era conquistata. Poi ho capito quanto con il passare del tempo sia facile allontanarsi da dei diritti ottenuti con fatica, quanto il rischio di regredire sia dietro l’angolo e quanto ci si dimentichi delle battaglie combattute”, ha dichiarato a Open a proposito del delicato tema sulla salute mentale.



“La dimenticanza collettiva e culturale di qualcosa che ci ha reso liberi è pericolosa. Il tema della salute mentale è stato chiuso dentro una scatola per troppo tempo, perché i matti dovevano essere nascosti, rinchiusi e tenuti lontano”, ha commentato.