ALBERTA BASAGLIA, “I ‘MATTI’? DA PICCOLA GIRAVANO A CASA NOSTRA E…”

Alberta Basaglia, chi è la figlia di Franco e cosa sappiamo della donna che ha portato avanti l’eredità dello psichiatra e neurologo veneziano, tra i più grandi riformatori del settore e nel trattamento dei pazienti nel secolo scorso? Questa sera, in fascia access prime time su Rai 3, torna l’appuntamento con “Le Ragazze”, la serie di brevi documentari, condotta da Francesca Fialdini, e che racconta le vicende di quelle donne che, famose o semisconosciute, ciascuna in un decennio di riferimento, hanno influito sulla vita sociale e culturale del nostro Paese nel Novecento. Ma chi è Alberta Basaglia e come tiene vive le battaglie del padre a 42 anni dalla scomparsa?



Alberta Basaglia è una dei due figli che Franco Basaglia, neurologo veneto e innovatore nel campo della salute mentale, ebbe dalla relazione con Franca Ongaro (1928-2005), attivista e politica oltre che una delle animatrici del movimento della Psichiatria Democratica che ispirerà proprio la celebre Legge 180 del 1978 oggi conosciuta come ‘Legge Basaglia’. Classe 1955 e sorella di Enrico (più grande di lei di un anno), Alberta Basaglia ha ricordato in diverse interviste -tra cui una molto interessante al ‘Corriere della Sera’ oltre che al programma di Rai 3- la sua infanzia particolare, circondata dai pazienti di papà Franco che erano soliti frequentare la loro abitazione. Da qui la sua accettazione di questa normalità ‘speciale’ e l’attenzione alle tematiche di tutela dei più fragili che l’ha poi portata a seguire le orme del genitore, ma da psicologa.



LA FIGLIA ALBERTA RICORDA FRANCO BASAGLIA: “GRAZIE A LUI LE PERSONE MALATE…”

Alberta Basaglia, nel corso della sua vita, come accennato ha dovuto fare da una parte i conti con la pesante eredità del padre (c’era pure alla sua seduta di laurea: “Immaginate cosa significava mentre discutevo sapere che a pochi metri c’era Franco Basaglia che attendeva sua figlia?”) e delle sue conquiste, ma dall’altra ha saputo tracciare un percorso tutto personale. Dopo essere diventata psicologa, si è occupata anche di asili nido e di Centri Donna e Antiviolenza presso il Comune di Venezia; oggi, come si legge in una scheda pubblicata dal sito della Rai, è separata e ha una figlia. “Ripenso a quando da adolescente storcevo il naso per quelli che mi sembravano ripetitivi racconti sulla resistenza italiana. Insomma, la storia si conosceva bene e la libertà ormai si era conquistata. Poi ho capito quanto con il passare del tempo sia facile allontanarsi da dei diritti ottenuti con fatica, quanto il rischio di regredire sia dietro l’angolo e quanto ci si dimentichi delle battaglie combattute”, aveva raccontato a Open.



Parlando della sua esperienza di lavoro con quelli che comunemente venivano (e ancora oggi vengono…) chiamati ‘matti’, Alberta Basaglia ha più volte spiegato che “di matti ne ho visti, ma solo slegati, liberati, quelli usciti dopo aver aperto il manicomio di Gorizia, nel quale mio padre non si è mai voluto trasferire per risparmiarci l’orrore”. Poi la Legge n.180 e la liberazione dei pazienti dai manicomi e l’istituzione di strutture più adeguate. “Ha sancito che in un paese democratico non è possibile pensare di tenere nascosta una persona malata”. Tra l’altro quella legge nacque a casa loro, “sui nostri divani”, in una abitazione dove le persone che soffrivano di patologie mentali giravano liberamente. “Mai pensato di fare anche la psichiatra? L’aria che avevo respirato in casa mi era entrata dentro e non era mai più uscita. Ma ho voluto mettere una distanza da mio padre. Non mi sono mai occupata di salute mentale. Ho seguito i problemi di bambini e di donne vittime di violenza, entrambi non vengono ascoltati. Come succedeva ai matti prima”.