Alberta, figlia di Franco Basaglia ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera alcuni tra i più bei ricordi che ha di suo padre, e che rapporto c’era tra lei e quello che definisce senza mezzi termini “Il papà dei matti“, proprio perchè viene ricordato per aver dato il nome alla rivoluzionaria legge 180, quella che fece chiudere i manicomi in Italia. Per questo Alberta inizia subito precisando che “Chiamarsi Basaglia significa anche accettare che tuo padre non è solo tuo padre, ma di tante persone“, e aggiunge, non solo dei ‘matti’ ma anche di tutti quelli che hanno negli anni collaborato con lui e da chi “si è riconosciuto nella sua lotta“.



Una lotta che ha portato alla liberazione di tutte quelle persone che vivevano nascoste, rinchiuse, legate e trattate come scarti della società dentro quelle strutture nelle quali subìvano anche violenze. Alberta Basaglia dice “Di matti ne ho visti, ma solo slegati, liberati, quelli usciti dopo aver aperto il manicomio di Gorizia, nel quale mio padre non si è mai voluto trasferire per risparmiarci l’orrore“, quelle stesse persone dopo la chiusura “frequentavano casa nostra.



Alberta Basaglia “La legge 180 fu una rivoluzione per la psichiatria”basaglia

Alberta Basaglia prosegue nel racconto dei momenti della sua adolescenza vissuti con suo padre Franco, soprattutto parla della difficoltà nell’accettare un papà da condividere con altri, dice “Gli unici momenti di intimità in famiglia li avevamo durante le gite in macchina, ascoltavamo la musica ed era bello perchè potevo finalmente stare con mamma e papà“. La legge Basaglia non fu solo rivoluzionaria per aver liberato i malati mentali dai manicomi, ma anche perchè ha cambiato totalmente l’approccio pubblico al paziente psichiatrico.



Alberta, che ora è psicologa conferma , “La legge 180 ha previsto che per le persone con sofferenza psichica venissero create strutture, disseminate nei territori, in grado di dare risposte di salute“, ma soprattutto “aver sancito che in un paese democratico non è possibile pensare di tenere nascosta una persona malata“. Un passo storico, che ha contribuito alla consacrazione di Franco Basaglia come icona del movimento sessantottino, che la figlia ricorda di non aver vissuto, perchè “Non avevo nulla da contestare, neanche l’autorità paterna“.