“La riforma costituzionale non riguarda affatto questo governo, ma il futuro del nostro Paese. Il tempo è maturo per uscire da una situazione di stallo. È da 40 anni che si cerca di cambiare la forma di governo, il che evidenzia la consapevolezza comune di tutte le parti politiche che il sistema parlamentare disegnato dai nostri costituenti non è riuscito a garantire la stabilità”: così il ministro Elisabetta Alberti Casellati sulla tanto discussa riforma costituzionale. La titolare delle Riforme, intervistata dal Corriere della Sera, si è soffermata sui numeri: Del resto, lo dicono i numeri: in 75 anni di storia repubblicana abbiamo avuto 68 governi con durata media di 14 mesi, “immagine di una incapacità di esprimere un indirizzo politico di lunga durata con conseguenze nefaste sulla nostra credibilità internazionale e competitività economica”.



La versione del ministro Casellati

L’obiettivo della riforma costituzionale non è stravolgere la Carta ma garantire stabilità e ricondurre la composizione dei governi alla volontà popolare, ha spiegato Casellati: “Da troppo tempo gli italiani hanno visto il loro voto finire nel cestino a causa di ribaltoni o giochi di palazzo, che hanno provocato sfiducia nella politica e un forte astensionismo nelle tornate elettorali. Un vulnus per la democrazia. Tutti a parole si proclamano “riformatori”, ma nei fatti vogliono che le cose non cambino”. La riforma non tocca il Colle, ha aggiunto Casellati, che ha denunciato le strumentalizzazioni dell’opposizione e i goffi tentativi di denigrare l’azione del governo. Questa la sua analisi sul discorso dei governi tecnici: “I governi tecnici sono un’eccezione politica tutta italiana e senza eguali nelle democrazie mature, frutto di un sistema che va riformato, non assecondato. Un governo stabile e legittimato dall’elezione diretta è in grado di affrontare crisi e passaggi delicati. Siamo contrari a “ribaltoni” e trasformismi, non certo ai tecnici di valore che potranno candidarsi arricchendo il Parlamento di competenze”.

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