IL DISASTRO DEL SINDACO BEPPE SALA SU SAN SIRO, PAROLA DI GABRIELE ALBERTINI

Il “vincolo” della Soprintendenza sullo Stadio di San Siro ha calato l’ultimo velo su una vicenda durata anni e che vedrà a questo punto al 99% Milan e Inter costruirsi stadi di proprietà lontani dalla storica “Scala del Calcio”. Il sindaco di Milano Beppe Sala dopo anni di “attendismo” non è riuscito ad evitare il parere del vincolo e di fatto dal 2025 sarà impossibile abbattere/ristrutturare San Siro: secondo l’ex sindaco Gabriele Albertini (due mandati consecutivi dal 1997 al 2006), l’intera gestione dello stadio è stata un profondo «disastro del sindaco e della giunta».



Intervistato da “Il Giornale” Albertini traccia il suo personale giudizio sul vincolo che impedirà a Milan e Inter si rifarsi un nuovo San Siro: «Sono molto dispiaciuto, questa vicenda è partita male. Purtroppo le soprintendenze, come tutte le burocrazie, sono molto sensibili all’orientamento politico di base. Non voglio dire che si piegano le decisioni ma tendenzialmente sono sintonizzate. E il sindaco Sala e la giunta si sono comportati come nella teoria della rana bollita del filosofo Chomsky». La teoria è semplice, una rana entra nella pentola con acqua ancora fredda, quando si accorge che si intiepidisce si trova meglio e vi rimane, e quando poi diventa calda pensa sempre sempre che possa prima o poi tornare fredda: «E quando è proprio sgradevole e inizia a scottarsi non ha più la forza di uscire e finisce bollita. È la metafora dell’attendismo. Sala ha pensato che la cosa potesse essere rinviata sine die. Ogni decisione, lo dice l’etimologia, significa cedo, taglio e quindi scontento qualcuno». Uscendo dal tema San Siro, quell’attendismo provato da Sala sullo stadio – secondo Albertini – avrebbe impedito lo sviluppo della Milano che conosciamo oggi: «Se da sindaco avessi seguito questi contrasti i grattacieli di Porta Nuova non sarebbero mai nati».



ALBERTINI “SMONTA” L’AREA C A MILANO: “È INUTILE, HA CREATO PIÙ TRAFFICO CON LE CICLABILI”

Dopo tanti anni l’ex sindaco Gabriele Albertini si toglie qualche “sassolino” dalle scarpe per le bellezze avveniristiche che oggi si celebrano a Milano ma che quando le ha pensate la sua giunta a cavallo tra gli Anni Novanta e Duemila, veniva pesantemente contestato dalla sinistra ambientalista milanese: «Allora c’erano i centri sociali guidati da Maurizio Baruffi e dagli altri verdi talebani che venivano a impedire l’inizio dei lavori con le ruspe. Quando abbiamo finito i lavori quegli stessi verdi hanno lodato la rigenerazione urbanistica, Milano com’era e com’è, si sono attribuiti il merito di quello che hanno provato a impedire. Lo stesso sarebbe avvenuto per San Siro».



Attendere non serve a nulla, rileva ancora l’ex sindaco di Centrodestra, si finisce proprio come la rana e la vicenda dello stadio di San Siro così come il carcere di San Vittore, «sarà una tragedia; le squadre hanno detto dall’inizio che il Meazza non andava più bene e hanno proposto l’unica cosa sensata, raderlo al suolo e farne uno nuovo bellissimo, il progetto della Cattedrale sì sarebbe stato un’opera da tutelare». Così non è andata, salvo ora improvvisi colpi di scena, con in più uno stadio che senza il calcio rischia di divenire un rudere: per Albertini, «non ci saranno le risorse sufficienti per mantenerlo, e ci sarà qualche concerto ma quante volte all’anno vengono Springsteen o Madonna, personaggi in grado di riempirlo? Un danno enorme per la città e per il Comune». Secondo l’ex primo cittadino di Milano, i verdi «talebani» devono essere tenuti «lontani dalle decisioni, sono involutive e danneggiano la città. Poi, mi ripeto, se un’amministrazione è determinata e ha gli argomenti seri per fare le cose la soprintendenza abbozza. A noi non hanno bloccato il restauro della Scala e la trasformazione di 11 milioni di metri quadri della città».

Capitolo finale, la stangate dell’Area C che da ottobre aumenterà ulteriormente nel centro di Milano: «Quando ero vicepresidente della Commissione Trasporti in Ue era stato fatto uno studio accurato sulle cause di inquinamento e, udite udite, il totale dei trasporti, compresi aerei e navi, era responsabile del 23%. Il 77% era distribuito tra produzione industriale, di energia e riscaldamento domestico». Intervenire sulle auto e sul traffico, insomma, non serve davvero a niente: «Area C non serve alla qualità dell’aria. Nel mio progetto di road pricing, anti traffico, i milanesi non avrebbero pagato e i pendolari nelle ore e nei giorni di punta in base allo spazio occupato». Se si aggiungono poi le ciclabili in ogni punto della città, anche dove è pericoloso, ecco che il danno per il traffico è servito: «Quando giro con la moto vedo code di auto e piste completamente vuote e mi arrabbio, invece di allargare le strade le hanno ristrette occupando spazio con le auto in sosta, perchè non fanno i parcheggi interrati, e le piste. Così si crea più traffico», conclude Albertini al “Giornale”