Alberto Angela, apprezzato divulgatore scientifico, sta riscuotendo enorme successo su Rai Uno in prima serata con “Ulisse”, come evidenziano i dati d’ascolto lusinghieri registrati da Rai Uno. “Ma io, in realtà, resto un ricercatore prestato alla tv – ha dichiarato il diretto interessato sulle colonne del quotidiano ‘Libero’ –. Quando lanciai ‘Ulisse’ o ‘Passaggio a Nord Ovest’ non lo feci con l’idea che durassero nel tempo. Ed è così anche adesso: ogni edizione per me è come una finale. Divulgare? Significa dare alle persone gli strumenti per ragionare sui grandi problemi, dalla storia all’ambiente”.
In questi anni la televisione tende molto a spettacolarizzare i fenomeni pur di raggiungere il grande pubblico e far impennare gli ascolti e, a tal proposito, Alberto Angela ha un suo personale punto di vista: “C’è un solo modo di fare divulgazione e consiste nell’essere semplici, rigorosi e diretti. Tutto il resto non porta buoni risultati. Si può usare l’emotività per facilitare alcuni ragionamenti, ma alla base ci deve essere il ragionamento”.
ALBERTO ANGELA: “TERRORISMO SULL’EMERGENZA CLIMATICA”
Alberto Angela, nel prosieguo dell’intervista rilasciata a “Libero” e pubblicata sull’edizione odierna del quotidiano, ha confermato poi come il sensazionalismo sia talvolta abbinato all’emergenza climatica: “Per questo ho deciso di dedicare, per la prima volta, un’intera puntata di ‘Ulisse’ a questo tema, conducendola con mio padre: il problema è serio e, proprio per questo, va affrontato con pacatezza e serietà, senza generare terrorismo. Spesso invece se ne parla con toni angoscianti. Quello che ora è importante è creare un effetto domino per sensibilizzare anche i Paesi extra Europa, come l’Estremo Oriente, l’Africa, il Sud America”. Angela, da più parti considerato un sex symbol, ha quindi asserito di “sorridere quando sente certe cose”, per poi concludere sottolineando come la condivisione di un cognome importante con suo padre Piero non sia mai stato un grattacapo: “Il problema è farsi un nome, non avere un cognome- Se ci sono riuscito, è grazie al mondo della ricerca, che mi ha insegnato a lavorare con umiltà. Poi i risultati arrivano. Io e mio padre siamo sempre stati molti uniti: la passione per la conoscenza è stata un collante che ci ha messo sulla stessa lunghezza d’onda”.