Alla trasmissione Zona Bianca si è tornato a parlare di previdenza sociale ed emergenza pensionati poveri in fila alla Caritas per avere un pasto. A questo allarme si lega anche l’ultima decisione del governo di aumentare le pensioni minime, adeguandole al tasso di inflazione. Alla luce degli ultimi dati, il programma intervista Alberto Brambilla, presidente del Centro Ricerche Studi Previdenziali ed ex consulente del governo per il Welfare. Si parla della rivalutazione, e Brambilla spiega che “Il sistema italiano è stato da sempre poco curato, perchè 7 milioni di pensionati risultano essere parzialmente o totalmente assistiti“, questo sta a significare che in 67 anni di vita “Non sono stati in grado di mettere insieme il cumulo di contributi richiesto per andare in pensione“.
Quindi, aggiunge il professore, “Si ritrovano con un indennizzo minimo dai 530 ai 600 euro“. Il problema della rivalutazione è che si tratta di “Un patto che il governo fa con i contribuenti per adeguare gli importi all’inflazione“, ma più volte questa regola non è stata rispettata, anzi, a partire dal primo governo Prodi nel 1998, si è iniziato ad eliminare la maggiorazione, portando lo stato a dover intervenire d’urgenza a causa della crisi che si è verificata a fine 2022 per l’aumento da record del costo della vita.
Alberto Brambilla “In Italia vantaggi solo per chi guadagna meno di 1500 euro al mese”
L’intervento di Alberto Brambilla, esperto di previdenza a Zona Bianca si concentra anche sull’analisi del concetto di povertà, che come conferma il professore “In Italia è stato sempre aleatorio“, questo perchè i vari governi hanno tracciato una linea di confine troppo netta, che prevede benefici economici solo a chi non supera i 1500 euro al mese. Mentre si escludono quelli che guadagnano poco di più, ad esempio già a partire dai 1600 non si ha più diritto ad alcun vantaggio.
Inoltre, prosegue Brambilla, “L’aumento delle pensioni minime non è stata una mossa a tutela delle classi medie“, soprattutto perchè penalizza tutti coloro che negli anni hanno regolarmente versato contributi e pagato le imposte. Un patto deludente, che premia invece solo i pensionati, che “Se sono riusciti ad arrivare solo al minimo, significa che nella vita in qualche modo hanno sempre rappresentato una spesa a carico della società“.