Alberto Clò, ex ministro dell’Industria durante il governo Dini, ma anche uomo particolarmente vicino a Romano Prodi, ha recentemente parlato delle norme green decise dall’Europa, che ritiene essere una vera e propria follia. “Non condivido nulla di quello che Commissione e Parlamento Ue hanno fatto e stanno ancora facendo”, sostiene lapidario a La Verità, “non vedo l’ora che Ursula von der Leyen e il commissario Frans Timmermans vadano a casa, perché li ritengo i maggiori responsabili”.
Secondo Alberto Clò, infatti, “il furore ecologista” non starebbe tenendo conto della “fondatezza economica e [della] sostenibilità di obblighi che, alla fine, colpiscono sempre i ceti più poveri“. Una follia che, solo dal punto di vista dell’efficientamento, “su un immobile di 100 metri quadrati” causa costi pari a “60-70 mila euro“. Il problema, però, sarebbe che “tra inflazione e stipendi bassi in pochi hanno questa liquidità a disposizione” e l’esito, inevitabile, che Alberto Clò vede all’orizzonte è “che dovrà pagare ancora lo Stato”. Come se non bastasse, “tutto questo succede con la complicità della sinistra che è succube del politically correct e sposa l’ideologismo ambientalista senza un minimo di approccio critico”.
Alberto Clò: “Finiremo succubi di Pechino”
Complessivamente, secondo Alberto Clò, la follia green di Bruxelles è resa ancora più folle dal fatto che “nel resto del mondo, Cina in primis, i vincoli ambientali sono molto più blandi e quindi si sta creando un gap competitivo importante che, se continuiamo di questo passo, diventerà insostenibile”. Farebbe, in particolare, “impressione la completa assenza di dati o analisi scientifiche sulle conseguenze dei provvedimenti” senza neppure “assicurare un congruo lasso di tempo” per effettuare i lavori.
Inoltre, secondo Alberto Clò, la transizione green “comporterà [anche] la perdita di 700mila posti di lavoro, dei quali 60-70mila solo in Italia, che non verranno sostituiti con altre professioni”. Con la rivista che dirige, Energia, ha anche effettuato un conteggio degli effettivi costi che la transizione comporterà, e che parlano di “400 miliardi di euro” solamente per “il processo di efficientamento energetico degli immobili”. Alberto Clò, in conclusione, spiega che “tutti questi provvedimenti comportano dei sacrifici per i cittadini spropositati rispetto ai vantaggi. Il rischio è quello di finire succubi di Pechino che [sarà] libero o meno vincolato alle imposizioni green e [avrà] la maggior parte delle materie prime”.