I pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini, coordinati dall’aggiunto Maria Letizia Mannella hanno chiesto il rinvio a giudizio per Alberto Genovese, l’imprenditore da poco meno di un anno in carcere con le accuse di violenze sessuali perpetrate nelle sue abitazioni durante feste a base di alcol e droga. Neanche l’ultimo interrogatorio è servito al 51enne ad evitare la richiesta del rinvio a giudizio, con la Procura che ha aggiunto tra le accuse anche quella di cessione di stupefacenti. Con Genovese risulta imputata anche la fidanzata Sarah Borruso.



I due pm, coordinati dall’aggiunto Maria Letizia Mannella, accusano Alberto Genovese di due stupri. Il primo, in ordine di tempo, è quello che ha visto vittima a luglio 2020 una modella italiana di 23 anni drogata e stuprata nella villa “Lolita”, abitazione di Genovese a Ibiza. Il secondo evento episodio riguarda poi un’altra modella, di 18 anni, che l’11 ottobre 2020 fuggì seminuda da “Terrazza sentimento”, l’attico milanese dell’imprenditore e regista. In entrambi i casi, secondo l’accusa, anche la Borruso partecipò alle violenze sulle giovani.



Alberto Genovese, doppia accusa di stupro e non solo

Il processo che porterà alla sentenza finale sarà lungo e complicato per Alberto Genovese. L’uomo, finito in manette quasi un anno fa dopo l’avvio delle indagini della Squadra mobile della Questura di Milano guidata da Marco Calì, è agli arresti domiciliari in una clinica pubblica specializzata nel recupero dei tossicodipendenti. Oltre all’accusa di stupro e cessione di droga i magistrati stanno lavorando anche su piste che porterebbero anche a violazioni fiscali che l’imprenditore avrebbe commesso nella gestione delle sue società.



Sentito in precedenza dai magistrati Alberto Genovese ha sempre detto di avere agito sotto l’effetto della droga e di non avere avvertito “particolare dissenso” da parte delle ragazze. Inizialmente i magistrati hanno indagato anche su presunti abusi denunciati da altre due ragazze, ma non aveva ritenuto credibili le testimonianze.