Alberto Genovese è a processo con rito abbreviato con l’accusa di violenza sessuale in virtù di due episodi avvenuti nel 2020 tra Milano e Ibiza ai danni di due ragazze, una delle quali appena diciottenne, che in quei momenti non avevano il controllo delle proprie facoltà a causa delle sostanze assunte. L’imprenditore attualmente si trova comunità di recupero per tossicodipendenti con l’obiettivo di disintossicarsi dalle droghe e dall’alcol di cui faceva abitualmente uso e che forniva a coloro che erano invitati alle sue feste.



La perizia della psicologa Chiara Pigni, consulente della difesa, esposta in aula nel corso della udienza a porte chiuse odierna, ha evidenziato che proprio la dipendenza da droga e l’alcol dell’imputato sarebbero scaturiti da altri problemi mentali. In particolare si tratterebbe, secondo quanto riportato da Ansa, di alcuni disturbi della personalità, che gli hanno comportato anche serie difficoltà nelle relazioni sociali.



La perizia della psicologa su Alberto Genovese: il ruolo di droga e alcol nelle violenze

La psicologa Chiara Pigni, interpellata dalla difesa, ha dunque nel corso dell’udienza a porte chiuse ripercorso il passato di Alberto Genovese, includendo una spiegazione degli “schemi” da lui usati nelle relazioni affettive nonché il legame tra i suoi disturbi di personalità e l’abuso di alcol e sostanze stupefacenti. L’esperta ritiene in tal senso che l’uomo si sia rifugiato nell’uso di queste ultime per ottemperare ai problemi psicofisici. È su questo condizionamento che il team di legali dell’indagato punta al fine di ottenere delle attenuanti.



L’imprenditore stesso, nel corso dell’udienza a porte chiuse, come riportato dal Corriere della Sera, si è detto dispiaciuto per i comportamenti (tra cui anche le violenze sessuali) che ha tenuto quando era schiavo delle droghe, attribuendoli a queste ultime. Poi ha manifestato al giudice la volontà di cambiare vita. Infine è scoppiato in lacrime.