Alberto Genovese chiede una riduzione della pena di 6 anni, 11 mesi e 10 giorni di carcere per violenza sessuale. I suoi legali hanno presentato istanza, spiegando che la detenzione trascorsa dall’ex imprenditore a San Vittore, quando era in custodia cautelare, sarebbe stata un «trattamento inumano e degradante» per la situazione e le condizioni carcerarie, anche di sovraffollamento. La richiesta è stata presentata, stando a quanto riportato da Repubblica, per una presunta violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che sancisce il «divieto di tortura e di trattamento inumano o degradante».



In particolare, si basa sull’articolo 35 ter dell’ordinamento penitenziario secondo il quale è possibile richiede, per tali presunte violazioni, «a titolo di risarcimento del danno, una riduzione della pena detentiva ancora da espiare pari, nella durata, a un giorno per ogni dieci durante il quale il richiedente ha subito il pregiudizio». Alberto Genovese, condannato per due casi di violenza sessuale su due modelle stordite con un mix di droghe, era stato a San Vittore dal novembre 2020, dopo essere stato arrestato, fino alla fine di luglio 2021, quando è passato ai domiciliari in una comunità per disintossicarsi.



ALBERTO GENOVESE RISCHIA UN ALTRO PROCESSO

Lunedì 15 maggio si è tenuta l’udienza di discussione della richiesta di Alberto Genovese davanti al giudice di Sorveglianza di Milano, Paola Corbetta, che si è però riservata di decidere. L’obiettivo dell’ex imprenditore, tornato in carcere a febbraio per l’esecuzione della pena definitiva, in quanto il reato ostativo di violenza sessuale non consente in questo caso di scontare la pena a casa, è uscire con una misura alternativa alla detenzione, ad esempio l’affidamento terapeutico. A Genovese restano da scontare poco meno di quattro anni (togliendo il pre-sofferto, cioè il tempo già trascorso in custodia cautelare), dunque nei prossimi giorni la Sorveglianza dovrà occuparsi anche di questa questione. Il suo tentativo è, dunque, quello di accorciare la pena che gli è stata inflitta dai magistrati. Con l’eventuale concessione della liberazione anticipata, la pena potrebbe scendere di qualche mese. Nel frattempo, rischia il processo anche per un secondo filone di indagini in cui è accusato di altri due casi di violenze sessuali, con lo stesso schema, di intralcio alla giustizia e detenzione di materiale pedopornografico.

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