Novità su Alberto Genovese, imprenditore accusato di violenze sessuali, con cessione di droga, nei confronti di una ragazza di diciotto anni a Milano (ottobre 2020) e di una 23enne a Ibiza (luglio 2020): per lui la Procura ha chiesto il processo con rito immediato e sarà il gip Tommaso Perna a esprimersi in merito a tale possibilità. Il tutto mentre, proprio in data odierna, i legali difensori di Genovese hanno depositato allo stesso gip un’istanza di scarcerazione per il proprio assistito, in carcere dallo scorso 6 novembre.
Come riporta “Il Fatto Quotidiano”, secondo la ricostruzione degli investigatori, la prima violenza denunciata sarebbe avvenuta nel suo appartamento milanese, denominato Terrazza Sentimento, nel quale, nel corso di una festa, una giovane appena maggiorenne sarebbe stata stuprata per ore e ore all’interno di una stanza presidiata da un bodyguard. Soltanto l’indomani la ragazza sarebbe riuscita a scappare in strada, seminuda e dolorante: presso la clinica Mangiagalli le furono prescritti venticinque giorni di prognosi.
ALBERTO GENOVESE: “CHIEDO DI DISINTOSSICARMI”
Ricordiamo che Alberto Genovese, interrogato dal giudice, aveva affermato le seguenti parole, riportate anche negli atti ufficiali dell’inchiesta: “Chiedo di disintossicarmi perché da quattro anni sono dipendente dalla cocaina. Quando sono sotto gli effetti della droga, non riesco a controllarmi e non capisco più quale sia il confine tra ciò che è legale e ciò che è illegale. Ho bisogno di cure”. Il giudice scrisse che Genovese “ha manifestato una spinta antisociale elevatissima e un assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne” e che “la sua personalità viene ritenuta altamente pericolosa, giacché del tutto incapace di controllare i propri impulsi violenti e la propria aggressività sessuale”. Il secondo episodio denunciato riguarda, come dicevamo, una 23enne abusata a Ibiza: anche in questo caso, “Il Fatto Quotidiano” sottolinea come il giudice Perna scrivesse che, dalla narrazione della donna, emergesse l’abitudine di “Genovese a organizzare feste nelle quali la sostanza stupefacente viene messa a disposizione degli invitati, abusando sessualmente delle donne invitate e drogandole a loro insaputa”.