Alberto Genovese, nel processo in cui è accusato di violenza sessuale – anche di gruppo – e cessione di droga, ha completamente rinnegato il se stesso schiavo delle sostanze stupefacenti, dicendo di non identificarsi in quella persona e che la sua capacità di intendere e di volere era fortemente ridotta. Qualora il giudice Chiara Valori accogliesse questa versione dei fatti, in caso di condanna il 52enne vedrebbe la pena – già ridotta per via del rito abbreviato – ulteriormente ridimensionata.



A proposito della violenza di cui lo accusa la modella 18enne che nell’ottobre 2020 fuggì seminuda dall’appartamento dopo 20 ore trascorse in camera con Alberto Genovese, questi ha evidenziato di essersi reso conto solo quando è uscito dalla dipendenza dalla droga e ha visionato i filmati agli atti dell’inchiesta dei pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini e dell’aggiunto Letizia Mannella che la ragazza non era d’accordo a fare s*sso estremo” e che “non avevano concordato una parola d’ordine per stoppare il gioco erotico”, anche se lui si diceva tranquillo, in quanto riteneva che la modella fosse una prostituta.



ALBERTO GENOVESE: “SOLO ORA MI SONO RESO CONTO DI QUANTA FALSITÀ AVESSI INTORNO A ME”

Come riferito dal “Corriere della Sera”, Alberto Genovese si è difeso, sostenendo che le ragazze con cui faceva s*sso estremo “erano consenzienti, compresa la 23enne che è accusato di aver drogato e violentato a Villa Lolita a Ibiza con la partecipazione della sua fidanzata di allora, Sarah Borruso, 26 anni, imputata con lui di violenza sessuale di gruppo”. A proposito di quest’ultima: ha asserito che era innamorata di Genovese, che credeva in un futuro con lui e che voleva farlo uscire dal tunnel della droga, ma, non riuscendo nel suo intento, si è fatta trascinare in rapporti s*ssuali a tre che non le piacevano ma che accettava per compiacere l’imprenditore.



Da quando è ai domiciliari, Alberto Genovese ha sostenuto di avere cambiato vita, anche per mezzo di una clinica dove si cura dalla dipendenza che, dicono i suoi consulenti, gli avrebbe ridotto la corteccia cerebrale: “Solo ora mi sono reso di quanta falsità avessi intorno”, ha concluso l’imputato.