Alberto Genovese rischia un nuovo processo per altri casi di abusi nei confronti di altre due ragazze, per detenzione di materiale pedopornografico e intralcio alla giustizia. In carcere a Bollate, dove sconta una condanna definitiva a 6 anni e 11 mesi per due episodi di violenza sessuale nell’attico Terrazza sentimento e Villa Lolita a Ibiza, l’imprenditore rischia di finire di nuovo sul banco degli imputati. Stando a quanto riportato da Repubblica, il procuratore aggiunto Letizia Mannella e i pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini in queste ore hanno firmato e trasmesso al gup la nuova richiesta di rinvio a giudizio.



Rischia il processo anche l’ex fidanzata di Alberto Genovese, Sarah Borruso, accusata di aver partecipato a due episodi di stupro. Oltre agli abusi ai danni della 20enne, entrata nella prima tranche dell’indagine come parte offesa, l’imprenditore deve rispondere del tentato stupro di gruppo del febbraio 2020 con l’ex Sarah Borruso. A rischio anche il dj Daniele Leali, amico di Alberto Genovese e suo braccio destro, che invece è accusato di spaccio di droga durante le feste nell’attico a due passi dal Duomo, dove si sono consumate alcune delle violenze finite nell’inchiesta.



ALBERTO GENOVESE, A RISCHIO PROCESSO ANCHE EX E DJ DANIELE LEALI

Daniele Leali, secondo la procura, acquistava la droga con il denaro dell’amico, poi “distribuiva personalmente all’interno di vassoi, occupandosi personalmente di riempirli più volte nel corso delle feste, disponendo anche autonomamente della fornitura di stupefacente presente nelle abitazioni, compresa la sostanza conservata all’interno della cassaforte dell’abitazione di Genovese“. Il dj, secondo quanto riportato da Repubblica, dovrà rispondere anche di intralcio alla giustizia per aver provato a condizionare la vittima, da cui è partita l’inchiesta, a dirsi “consenziente ad alcune pratiche sessuali violenti“, in cambio di 8mila euro e viaggi all’estero. “Se avesse voluto accanirsi contro Genovese – l’avrebbe minacciata Leali – questi, che era persona potente, si sarebbe a sua volta accanito contro di lei“.



Per Alberto Genovese c’è anche l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. Dalle indagini della squadra mobile di Milano, guidata dal dirigente Marco Calì, è emerso che nei pc dell’imprenditore è stato rinvenuto “materiale pornografico realizzato utilizzando minori di anni 18“. In un file di archivio (dal nome “La Bibbia 3.0”) sono state trovate “numerosissime fotografie e video di soggetti minorenni privi di vestiti o in atteggiamenti sessuali espliciti” e “undici file con soggetti prepuberali nudi“, anche “mentre compiono atti sessuali“. Le immagini presentano “acronimi tipici delle parole chiave di ricerca esplicitamente pedopornografiche, quali lolita, babyshi, lolifuck“. Nei titoli sono invece presenti indicazioni numeriche come “8 yo” e “10 yo“, che indicherebbero “l’età anagrafica di almeno uno dei soggetti protagonisti del video“.