È durato poco l’incarico di Alberto Giovanni Gerli all’interno del nuovo Comitato tecnico scientifico (Cts). Lo ha annunciato lo stesso ingegnere, esperto di modelli statistici di previsione sull’epidemia, poi è arrivata l’ordinanza del Dipartimento della Protezione civile. Solo due giorni fa era stato nominato membro dell’organismo scientifico che ha un ruolo di consulenza per il governo sull’emergenza Covid. Ma proprio questo annuncio aveva scatenato diverse polemiche sui social. Ed è questo il motivo per il quale Gerli ha deciso di rinunciare all’incarico. «A seguito delle inattese e sorprendenti polemiche esplose all’indomani della mia nomina a componente del Comitato Tecnico Scientifico, ho ritenuto opportuno rinunciare all’incarico così da evitare al Cts e alle Istituzioni in generale ulteriori, inutili ostacoli e distrazioni rispetto alle importanti e difficili decisioni che sono chiamati a prendere in un momento tanto delicato per il Paese».



Quindi, Alberto Giovanni Gerli ha ringraziato la Presidenza del Consiglio per la nomina, di cui si ritiene onorato, e precisato che col suo lavoro si sarebbe messo solo al servizio del Paese.

GERLI FUORI DAL CTS: “CONVINTO SU BONTÀ MIEI DATI”

«Rimango convinto della bontà dei dati che ho contribuito a sviluppare e del fatto che possano costituire un utile elemento di analisi nella gestione della pandemia», ha aggiunto Alberto Giovanni Gerli. Per questo motivo, intende continuare «con ancora più energia a lavorare e ad aggiornare i modelli, con l’aiuto degli scienziati con cui ho collaborato sin dai primissimi giorni della pandemia in Italia». Le applicazioni dei suoi modelli matematici allo studio del coronavirus hanno avuto però dubbie fortune. «Il lockdown non serve più a nulla», aveva detto ad esempio dopo l’inizio della prima zona rossa in Lombardia.



Era convinto che l’ondata di coronavirus sarebbe durata 40 giorni e che l’andamento sarebbe dipeso solo dai primi 17 giorni, poi l’epidemia avrebbe fatto il suo corso a prescindere dalle misure messe in campo, senza spiegare perché proprio in quei 17 giorni. A fine gennaio 2021, sosteneva che in Lombardia i casi sarebbero scesi da 1.700 al giorno a 350, invece si è arrivati a 4.700. Inoltre, a inizio febbraio pronosticava la zona bianca per il Veneto, che invece è passata in zona rossa.

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