Alberto Ongania sparito dal Lago di Como: cos’è successo
Alberto Ongania di 53 anni è scomparso venerdì in un paese sul lago di Como. Renato, il fratello, parla a “Lombardia Criminale”: “È scomparso l’11 novembre, uscendo di casa presto, attorno alle 9.30-10. È successo a Perledo, un piccolo comune sul lago di Como vicino a Varenna. La cronologia è questa: l’allarme l’abbiamo dato sabato sera chiamando il 112 dopo aver verificato se i suoi amici lo avessero visto. Non avendo avuto elementi di rassicurazione, essendo anche tardi e buio, ho chiamato il 112. Ho avviato la macchina dei soccorsi. Sono salito da Milano, dove vivo, andando sui sentieri con Luciano e Alessandro, i miei fratelli, ripercorrendo le strade che Alberto percorreva nella sua routine, cercando di individuare le tracce. Poi sono iniziati nei giorni successivi i soccorsi coordinati dalla Procura di Lecco che hanno coinvolto mezzi, uomini, risorse”.
Il fratello spiega che Alberto ha vari problemi di salute: “Ha una parziale cecità. Ha avuto un ictus nel 2001 ma aveva una normale vita lavorativa. Lavorava come cuoco, era conosciuto in paese, passeggiava sulla strada provinciale solo per il piacere di fare la sua passeggiata. Camminava comunque nel comune di Perledo e andava in un altro paese per fare la spesa”.
Alberto Ongania, la famiglia chiede l’analisi dei tabulati
Alberto Ongania prosegue parlando così a “Lombardia Criminale”: “Il telefono lo aveva sempre con sé, risulta acceso fino a venerdì 11 novembre fino in sera tardi. L’ultimo posizionamento indicato è quello di una cella che copre un cono di propagazione del segnale che è quella orientale del lago di Como. È un’area molto vasta, sono tantissimi chilometri. È un’informazione di tipo probabilistico”. C’è però un buco: la Procura non può analizzare i tabulati in assenza di ipotesi di reato. “Non abbiamo avuto i tabulati perché ci vuole un’ipotesi di reato. Se una persona scompare senza ipotesi di reato è che non si possono attivare certe pratiche. Il magistrato non può autorizzare la richiesta di tabulati alle compagnie telefoniche ai carabinieri. La falla è che non si prevede una deroga nel caso di persone che hanno problemi di salute come mio fratello” spiega Renato.
Da qui, l’appello della famiglia Ongania: “Mi sono rivolto al Ministero di Giustizia ma mi hanno detto che la politica non può intervenire. Poi mi sono rivolto al Quirinale per segnalare il difetto nella nostra legislazione e chiedere una deroga. Si ribalta la scala di valori. Ci sono i diritti umani ma non possiamo mettere più in alto la privacy rispetto alla tutela della vita“.