I figli non vanno protetti da tutto ma vanno dati loro gli strumenti per affrontare gli ostacoli della vita e le frustrazioni nelle quali inevitabilmente incorreranno: a dirlo è Alberto Pellai, psicoterapeuta specializzato in educazione alla salute e prevenzione in età evolutiva. A detta dell’esperto “per un buon allenamento alla vita servono un buon campo di gioco, buoni compagni di squadra e buoni allenatori. Quindi la domanda è: dove, con chi e da chi facciamo allenare i nostri bambini?” si chiede. Parlando al SIR, Servizio di informazione religiosa, lo psicoterapeuta affronta una serie di questioni tra le quali quella del “falso mito” del traguardo.



Non bisogna, secondo Pellai, ridurre tutto ai risultati ma dare importanza al processo: “Tutto è stato accelerato: riempiendo i nostri figli di impegni abbiamo tolto a bambini e bambine la possibilità di abitare la loro fase di sviluppo facendo le cose che è giusto fare a quell’età”. Spesso, poi, bambini e adolescenti sentono addosso a sé il peso dei progetti che gli adulti hanno fatto per loro: “Li vogliono perfetti e iper performanti”, sottolinea lo psicoterapeuta. I piccoli devono invece essere liberi di muoversi, metaforicamente e non: hanno bisogno di socializzare con gli altri all’interno di spazi di aggregazione, esprimendo loro stessi, senza essere rinchiusi in “gabbia”, mentre spesso viene chiesto loro  “di essere composti e silenziosi per non dare fastidio”.



Pellai: “I nostri figli rischiano il ritiro sociale”

Per tenere i propri figli buoni, sempre più spesso i genitori danno loro in mano uno smartphone che secondo Alberto Pellai, oggi è diventato come “una sorta di ciuccio elettronico”. Il telefono, infatti, non serve a nulla in termini di competenze ma permettere all’adulto “di non essere disturbato”. E per questo motivo sempre più presto il bambino diventa un potenziale consumatore: il mercato, infatti, scorge in lui un possibile target da colpire al quale vendere prodotti, già a partire dai primi anni di età. Secondo lo psicoterapeuta occorre togliere i cellulari dalle mani dei più piccoli e riportarli ad avere contatti con i propri coetanei, permettendo loro di socializzare e stringere relazioni all’interno di spazi pensati per loro, come parchi, campi dell’oratorio e così via.



Questo va fatto fin dai primi anni di età per evitare che “magari a 14 anni rischino di trovarsi in difficoltà a stare nella vita reale e possano decidere di uscire fuori dal mondo scegliendo il ritiro sociale”. Un altro tema che va affrontato con i propri figli prima che sia troppo tardi è quello della sessualità, già dalla prima adolescenza: per Pellai, infatti, “il tempo della crescita è un tempo in cui possiamo aiutarli ad uscire dal copione del ‘vero uomo’ e ad entrare nel copione dell’’uomo vero’ che sa essere connesso con i propri stati emotivi”.