Alberto Scagni, accusato dell’omicidio della sorella Alice, per la procura di Genova era capace d’intendere e di volere quando ha ucciso la sorella Alice sotto casa, a Genova, lo scorso 1°maggio. Nei giorni scorsi, Elvezio Pirfo, perito incaricato dal gip Paola Faggioni, aveva dichiarato Scagni “seminfermo” e “socialmente pericoloso“. Ma per Giacomo Mongodi, psichiatra e consulente della pm Paola Crispo era capace di intendere e volere. Si tratta di un passaggio importante, in quanto potrebbe avvalorare le accuse dei familiari contro l’inerzia di polizia e medici. Questa mattina era prevista la discussione delle consulenze, nella forma dell’incidente probatorio, quindi con valore processuale, ma è stata rinviata al 22 dicembre.



Un fatto che non mi è mai successo in 40 anni di professione“, il commento del legale della famiglia Fabio Anselmo. L’avvocato ha spiegato che il pm “deposita una relazione e insiste, con consenso del giudice, per riaprire l’incidente probatorio che doveva essere invece concluso“. Ma commenta anche la relazione di Mongodi: “Un’altra cosa che mi stupisce è questo accanimento nel voler sostenere qualcosa che è insostenibile, perché tutta Italia si è accorta che Alberto Scagni ha dei grossi problemi psichiatrici e invece bisogna a tutti i costi – e mi chiedo nell’interesse di chi e per cosa – arrivare ad una dichiarazione che è avulsa dalla realtà ovvero che è perfettamente capace di intendere e di volere“.



Le dichiarazioni di Alberto Scagni al medico incaricato della perizia

Nella puntata di Chi l’ha visto? andata in onda mercoledì 2 novembre si possono ascoltare alcune dichiarazioni che l’uomo ha affidato al medico incaricato di eseguire la perizia. La voce di Alberto è pacata e ferma, molto diversa da quella rabbiosa che emerge invece nelle intercettazioni delle telefonate con il padre, e spesso si perde in lunghi silenzi per non rispondere in maniera diretta. Alberto Scagni era convinto di sentire delle voci reali, che attribuiva ai vicini i quali, secondo lui, ripetevano “ossessivamente frasi come se soffrissero di ecolalia”. Per esempio “continuavano a ripetere il nome di una escort con cui ero stato nell’ultimo periodo”.



Una convinzione che lo porta a tempestare di mail l’amministratrice di condominio, ma anche a scrivere post minatori sui social e a incatenare la porta dei vicini. Parlando della sua condizione economica, Alberto Scagni ha raccontato di non avere “i soldi per mangiare e mi venivano negati. Io ho dovuto rubare dei soldi per poter mangiare ancora una settimana a una mia vicina di casa che stava mandando 50 euro attraverso l’ascensore”. Una vicina che, come riferisce Chi l’ha visto? lo ha subito sospettato e affrontato, ricevendo un pugno dall’uomo. La denuncia della donna arriva appena 5 giorni prima del brutale omicidio di Alice Scagni.

Alberto Scagni: “I miei genitori non si interessano di me”

Alberto Scagni era ossessionato dai soldi, come mostra la trasmissione Chi l’ha visto? riportando le mail inviate ai genitori in cui chiedeva anche 120mila euro. Nel corso del programma si apprende che Alberto Scagni aveva sbloccato il fondo pensione aperto dalla sua famiglia per lui e lo aveva dilapidato in appena tre mesi, acquistando alcol, cannabis e andando a escort. “Le escort le ho pagate finché ho avuto dei soldi – afferma Alberto Scagni durante il colloquio trasmesso da Chi l’ha visto? – ho smesso di frequentar escort quando ho smesso di avere dei soldi”. Ed evita di rispondere quando il medico cerca di mostrargli che, in base a queste dichiarazioni, non era vero che i genitori non gli passavano dei soldi ma era piuttosto lui che li dilapidava. Dopo il capitolo economico, il medico incaricato di redigere la perizia affronta il tema della sorella, Alice Scagni, del cui omicidio con diciannove coltellate lui è stato accusato come colpevole. “Mi chiedo spesso come sia possibile che dei genitori che abbiano perso una figlia non si interessino dell’unico figlio che gli è rimasto – dice Alberto Scagni – ma visto l’atteggiamento che hanno avuto nell’ultimo anno non è poi così strano che non siano mai venuti a trovarmi”.

Alberto Scagni: “Il marito di mia sorella voleva la mia eredità”

Approfondendo l’argomento della sorella Alice, Alberto Scagni spiega, come riportano gli audio trasmessi da Chi l’ha visto?, che “mia sorella purtroppo era diventata succube del marito perché era cambiata totalmente da quando frequentava quella persona”. E parla con pacatezza e distacco anche del loro passato: “ho sempre avuto un bel rapporto, la andavo a prendere a scuola quando era ancora piccola quando i miei genitori litigavano io mi occupavo di lei. Io le volevo bene. Si è abbastanza accodata a quello che poteva essere il suo (del marito, ndr) modo di vedere la vita, di pensare”. Alberto Scagni non lo chiama mai “cognato” e si corregge sempre in modo da definirlo “marito di mia sorella”, esponendo al medico anche una tesi agghiacciante. “Se una persona cerca di suicidarsi i soldi di una ipotetica eredità vanno tutti a una persona – afferma – è una bizzarra coincidenza che il marito di mia sorella fosse riuscito a convincere i miei genitori a farmi seguire da un centro di salute mentale. La grande domanda è perché non hanno cercato di parlare con me anziché un girono svegliarsi e dare retta a mio cognato”.