Alberto Scagni è seminfermo di mente. La perizia
Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari, ha stabilito che Alberto Scagni, assassino della sorella Alice, è seminfermo di mente. Nel colloquio, alla domanda se sentisse di essere qualcun altro nel momento dell’uccisione, Alberto ha risposto: “Ha detto una grande verità. In fondo era qualcun altro. Sto dicendo che mentalmente era qualcun altro. Era una persona che i miei genitori e i miei vicini di casa hanno fatto arrivare lì“.
La perizia, che verrà discussa il prossimo 3 novembre, recita che “Alberto Scagni è portatore fin dalla prima età adulta di un grave disturbo di personalità di tipo antisociale, narcisistico e borderline complicato da un disturbo di poliabuso di sostanze psicoattive (alcol e cannabis). Non è affetto da schizofrenia. Al momento dell’arresto non era in condizione critica da astinenza da sostanze psicoattive da fare ipotizzare l’esistenza di una cronica intossicazione”.
Alberto Scagni, la madre: “Ci chiedeva di continuo soldi”
Antonella, la madre di Alberto Scagni, ha raccontato a Chi l’ha visto il loro rapporto: “Alberto e Alice erano molto legati nonostante gli 8 anni di differenza di età. Alice amava suo fratello, il fratello più grande. Alberto era il suo punto di riferimento costante. Era un ragazzo felice seppur la sua felicità era un po’ velata da questo discorso dell’epilessia diagnosticato quando aveva 8 anni. Poi ha un periodo di chiusura, di depressione. Aveva 35-36 anni. Aveva una vita assolutamente autonoma. Ci si vedeva magari domenica, con sua sorella. Alberto cominciava a diventare un po’ ossessivo perché aveva paura di essere controllato tanto da aver fatto una bonifica ambientale. C’era un grande distacco emotivo da parte sua. Si stava trasformando in rabbia”.
Come raccontato dalla mamma, da parte di Alberto arrivavano continue richieste di soldi con cifre assurde, come 120 mila euro. La donna ha rivelato: “Noi avevamo messo da parte per lui 16 mila euro. Ci chiamò ringraziandoci per questi soldi dicendo che avrebbe potuto fare vita buona. Noi lo abbiamo messo in avviso ma lui li ha spesi sicuramente bevendo. Alice, che nel frattempo era diventata mamma, ha cominciato a rimproverarlo. Ci chiedeva soldi, era ossessionato dal denaro. Aveva chiesto 80 mila euro come risarcimento della sua malattia. Alice ha detto basta, non riusciva più a parlare con lui. Parlai con uno psichiatra e mi disse che dovevamo curare Alberto e mi promise di richiamarmi per un appuntamento. Passano 3 settimane. Sollecitavo telefonicamente, al che Alice stessa mi disse di mandare una mail. Mi chiamarono dopo due giorni ma lui non venne”.