Interrotta temporaneamente la sedazione per Alberto Scagni, risvegliato dal coma farmacologico per una valutazione del quadro neurologico dopo la seconda aggressione subita in carcere da parte di alcuni detenuti. L’uomo, condannato a 24 anni e 6 mesi di reclusione per l’omicidio della sorella, Alice Scagni, era stato massacrato in cella da due maghrebini a Sanremo e l’episodio violento è il secondo dopo quello registrato nel penitenziario di Genova dove era inizialmente ristretto.



Stando a quanto riportato dall’Ansa, il primario di Rianimazione della Asl 1 avrebbe reso nota l’apertura di una “finestra neurologica” consistente nel momentaneo stop alla sedazione in infusione continua così da poter vagliare lo stato attuale del paziente e “successivamente passare a un eventuale svezzamento dalla ventilazione meccanica“. Alberto Scagni, riferisce l’agenzia di stampa, avrebbe eseguito ordini semplici ma non sarebbe in condizioni di essere estubato. In seguito all’aggressione sarebbe stato sottoposto a due interventi al viso per una una frattura multipla del naso e una alla laringe.



Alberto Scagni aggedito in carcere per la seconda volta, la rabbia della madre Antonella Zarri

Alberto Scagni sarebbe stato massacrato di botte la sera del 22 novembre scorso e ad agire, secondo quanto ricostruito, sarebbero stati due detenuti maghrebini suoi compagni di cella nel carcere di Valle Armea a Sanremo. Il 42enne condannato per l’omicidio della sorella Alice Scagni era già stato vittima di un pestaggio a Genova e per questo era stato trasferito nel penitenziario dove attualmente è recluso.

Dopo l’accaduto, Antonella Zarri, madre di Alice e Alberto Scagni, è intervenuta ai microfoni di Repubblica con un commento denso di dolore e angoscia: “Non è in pericolo di vita, ma non avevo dubbi. Immagino che a loro serva vivo per picchiarlo ancora. Intendo lo Stato, che è responsabile di come viene trattato qualsiasi detenuto, compreso Alberto. Noi abbiamo sempre chiesto giustizia, qui ormai siamo alla vendetta. Ma non mi stupisce nulla, lo Stato ci aveva abbandonato anche prima, quando avevamo chiesto aiuto temendo esattamente quello che poi è successo. L’unica coraggiosa è stata Alice, che ormai non c’è più“.