Alberto Scagni, condannato a 24 anni per l’omicidio della sorella Alice, è stato accredito nel carcere di Sanremo, dove era stato da poco trasferito. Mercoledì sera è stato sequestrato e picchiato da altri due detenuti in una cella della sezione “detenuti protetti”. Come spiega La Stampa, l’intervento della polizia penitenziaria ha permesso di salvare la vita all’uomo, che è stato però intubato e ricoverato in coma farmacologico all’ospedale di Sanremo, dopo essere stato sottoposto a un’operazione al volto. Gli aggressori sono ora accusati di tentato omicidio e sequestro di persona. Si tratta di un deja-vù per la famiglia: Alberto era già stato picchiato a Genova.



Antonella Zarri, mamma di Alberto Scagni, a La Stampa rivela: “Il mio timore è semplice: ho paura che contro Alberto sia andata in scena una vendetta per quello che abbiamo denunciato noi, i suoi genitori. E vi annuncio una cosa, senza essere un vate: capiterà di nuovo”. I genitori di Alberto e Alice, infatti, hanno lottato a lungo e continuano a farlo contro il mancato aiuto delle forze dell’ordine: “Noi abbiamo scoperchiato un sistema, denunciando apertamente l’inazione delle forze dell’ordine, in quel caso la polizia, e della Salute mentale che continuava a rimandare visite e trattamenti sanitari (per il figlio, evidentemente malato di mente, ndr). E il riflesso qual è stato? Si è individuato mio figlio come un mostro da dare in pasto a tutti, così da placare la sete di giustizia per il delitto. Certo che Alberto è colpevole e deve pagare. Ma per ciò che abbiamo visto e vissuto nell’arco d’una vita, non è la galera il posto dove trattenerlo e curarlo. E stanotte ne abbiamo avuto la dimostrazione”.



Antonella Zarri: “Alberto sopravviverà ma è grave”

I genitori di Alice e Alberto Scagni hanno denunciato a lungo i comportamenti malati del figlio, chiedendo l’intervento di autorità competenti per permettere di curarlo. A La Stampa, Antonella Zarri, la mamma, racconta: “Nel processo in Corte d’Assise siamo finiti sotto accusa noi, messi in croce come se la matrice dell’orrore s’annidasse nei nostri comportamenti e non nel mancato intervento dello Stato, nonostante la marea di allarmi inascoltati”. Riguardo il pestaggio del figlio, in carcere, la mamma spiega: “La prima informazione è arrivata dai giornalisti e non è una novità. Sul resto che dire, ci siamo concentrati sulle sue condizioni, dall’ospedale ci hanno fatto sapere che sopravviverà, anche se è grave. Per ora nient’altro”.



Ora l’avvocato “ha chiesto delucidazioni all’istituto e gli hanno detto di mandare una Per, fate voi. Da alcune indiscrezioni apprendiamo che Alberto è stato torturato ma tanto il governo vuole abrogare il reato di tortura, mi sembra del tutto conseguente”. Negli ultimi giorni, l’opinione pubblica è stata sconvolta dall’uccisione di Giulia Cecchettin, che Antonella spiega “mi ha restituito un po’ di rabbia per lottare”. Lo Stato, secondo la donna, “non può dirsi libero da ogni responsabilità. Ascolto con amarezza i consigli che una poliziotta offre alle donne e alle loro famiglie dalla tv: raccomanda attenzione ai primi segni premonitori e invita a rappresentarli alle forze dell’ordine, che debbono immediatamente intervenire”. Spesso, però, questo intervento non c’è.