Alberto Stasi, chi è: condannato per il delitto di Chiara Poggi
Alberto Stasi per la legge italiana è l’assassino di Chiara Poggi, la fidanzata uccisa il 13 agosto 2007 nella sua casa di Garlasco. Sono trascorsi quasi 15 anni dal terribile delitto per il quale Stasi, ex studente alla Bocconi, sta scontando una pena definitiva di 16 anni in carcere a Bollate. La Corte Suprema, il 12 dicembre 2015 ha riconosciuto la piena colpevolezza di Alberto Stasi come unico responsabile del delitto di Chiara Poggi. Le reiterate richieste di revisione del processo sono sempre state rigettate, ma lui, ancora oggi, continua a dirsi innocente rispetto alla gravissima accusa.
Sono ormai trascorsi quasi sette anni dal giorno in cui Alberto Stasi ha fatto il suo ingresso in carcere e, come riferisce La Provincia Pavese, proprio dalla sua cella di Bollate dove divide il suo tempo tra la lettura di un libro e il lavoro come centralinista per una compagnia telefonica, Stasi continua a dirsi estraneo al delitto dell’allora fidanzata uccisa a soli 26 anni. Nato a Sesto San Giovanni il 6 luglio 1983, Alberto era due anni più giovane di Chiara Poggi. All’epoca dei fatti era ancora uno studente di Economica, poi diventato commercialista. Per la mamma, il papà e il fratello di Chiara Poggi non ci sono dubbi che il colpevole sia Alberto Stasi, il bocconiano a cui la giovane era legata da 4 anni, uccisa con un’arma mai trovata e un movente rimasto oscuro.
Alberto Stasi: il lungo iter giudiziario
Fu Alberto Stasi a trovare il corpo senza vita di Chiara Poggi, la fidanzata 26enne impiegata e laureata in Economia. Fin da subito proprio il fidanzato divenne il sospettato principale. Una serie di indizi infatti, sembrerebbero confermare i dubbi degli inquirenti su un suo presunto coinvolgimento: dalla eccessiva pulizia di scarpe e vestiti sui quali non sarà trovata alcuna traccia, come se avesse cambiato indumenti dopo il delitto ad alcune incongruenze nelle sue testimonianze. Dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati, mentre il caso diveniva sempre più mediatico Stasi divideva l’opinione pubblica tra colpevolisti ed innocentisti.
Alberto Stasi fu sempre definito come un personaggio enigmatico, per via della sua timidezza e del suo carattere silenzioso. Arrestato la prima volta il 24 settembre 2007, quattro giorni dopo fu scarcerato per mancanza di prove. Durante l’Appello bis del 17 dicembre 2014, tuttavia, dopo una perizia e varie contraddizioni, Alberto Stasi fu condannato a 24 anni di carcere, pena confermata ma ridotta a 16 anni in Cassazione. L’accusa a suo carico è sempre stata di omicidio volontario. Nel giugno 2020, l’avvocato Laura Panciroli annunciava: “È stata depositata una articolata richiesta di Revisione della sentenza che ha condannato a 16 anni di reclusione Alberto Stasi per la tragica morte di Chiara Poggi”, alla luce di “elementi nuovi, mai valutati prima, in grado di escludere, una volta per tutte, la sua responsabilità”. Istanza che tuttavia fu respinta dalla Cassazione.
Cosa fa oggi Alberto Stasi
Lo scorso agosto i riflettori erano tornati ad accendersi su Alberto Stasi, a 14 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, per via del desiderio dell’uomo, ormai 38enne di ricominciare un pezzo di vita fuori dal carcere di Bollate nel quale è recluso. Per questa ragione il suo legale aveva auspicato alla ricerca di un lavoro ma soprattutto di un datore “motivato vista l’attenzione mediatica su questa vicenda”.
Dopo un iter processuale particolarmente tortuoso passato per due assoluzioni e con un atteggiamento che il suo avvocato all’Agi ha definito “equilibrato e razionale”, Alberto Stasi si sarebbe dato sempre da fare anche dentro le mura del penitenziario come centralinista mettendosi però anche al servizio degli altri detenuti. Alberto Stasi infatti, negli anni avrebbe maturato grandi competenze giuridiche dal momento che sin dal suo coinvolgimento nelle indagini si sarebbe sempre dedicato allo studio delle strategie di difesa. “Ora utilizza queste sue conoscenze prodigandosi per essere utile a chi in carcere ha meno strumenti di lui, dando consigli o aiutandoli a scrivere le istanze”, aveva svelato l’avvocato Panciroli all’Agi.