Alberto Stasi, condannato a 16 anni in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, esce dal carcere per lavorare e, secondo quanto emerso, lo farebbe già da quattro mesi. Un permesso che gli era stato negato in precedenza e che recentemente, riporta Il Corriere della Sera, sarebbe stato ammesso dal Tribunale di Sorveglianza di Milano a 7 anni dall’inizio della sua detenzione per il delitto di Garlasco (Pavia). Alberto Stasi è in cella dal 2015 ed è detenuto a Bollate. Per la giustizia italiana è lui l’assassino della fidanzata massacrata in casa il 13 agosto 2007, ma rigetta da sempre ogni responsabilità nella sua morte.
Oggi a 39 anni e per la prima volta, da quando è stato arrestato, ha parlato in tv per un’intervista rilasciata a Le Iene in cui continua a dirsi innocente. Vittima, a suo dire, di un clamoroso errore giudiziario. Stando a quanto trapelato nelle ultime ore sulla sua posizione, Stasi uscirebbe dalla struttura penitenziaria in cui sconta la sua pena per svolgere il suo lavoro nel settore amministrativo e contabile all’esterno. Il 39enne sarebbe sottoposto a prescizioni rigide in termini di orari di uscita e rientro in carcere, di mezzi di trasporto utilizzabili per raggiungere la sede lavorativa e di itinerari da seguire così da essere sempre sotto controllo. Per lui, comunque, già un grande passo avanti.
“Non ho ucciso Chiara Poggi”: la versione di Alberto Stasi condannato a 16 anni
Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva nel 2015 e finora ha scontato 7 dei 16 anni di pena inflitti per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Non ha mai smesso di dirsi estraneo al delitto e lo ha ribadito a Le Iene, in una intervista esclusiva in cui ha ripercorso le tappe di un’indagine che, a suo dire, avrebbe completamente ignorato il suo diritto alla difesa e gli elementi a discarico. La Cassazione aveva spazzato le precedenti assoluzioni del 2009 e del 2011, annullate con una sentenza arrivata all’esito del rito abbreviato con riduzione di un terzo della pena. A favore dei genitori di Chiara Poggi era stato fissato un risarcimento di un milione di euro, 150mila euro di spese legali. Nel 2018, in sede civile Alberto Stasi avrebbe raggiunto con la famiglia Poggi una transazione che lo impegnerebbe a risarcirla per 700mila euro, somma che per metà sarebbe stata già liquidata e che lo stesso si sarebbe impegnato a saldare con detrazioni mensili sugli stipendi percepiti per il lavoro svolto in carcere e, da quatto mesi a questa parte, all’esterno.
Secondo quanto stabilito con la condanna, la pena di Alberto Stasi dovrebbe concludersi nel 2030, termine che potrebbe ridursi al 2028 per buona condotta con lo scomputo di 45 giorni di liberazione anticipata ogni 6 mesi e con la possibilità di presentare istanza di affidamento in prova dal 2025. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano, riporta Il Corriere della Sera, nel frattempo avrebbe accordato ad Alberto Stasi l’uscita quotidiana dal carcere per lavoro dopo il primo rigetto dell’ottobre 2022. Pur ritenendo legittimo l’iniziale “atteggiamento di negazione”, lo stesso avrebbe rilevato che “mai come in questo caso la pena debba avere una finalità riparativa non solo esterna, oltre che preventiva“.