Sembrava vicina ai titoli di coda la vicenda Ares Gate relativa alla presunta istigazione al suicidio di Teodosio Losito, ma neppure la richiesta di archiviazione riesce a chiuderla. La conferma arriva dalla chiusura delle indagini di un altro filone che riguarda sempre la morte dello sceneggiatore. Se il sostituto procuratore di Roma Carlo Villani ha ritenuto che Alberto Tarallo non abbia spinto al suicidio il compagno e fondatore della casa di produzione di fiction Mediaset di successo, dall’altro lato invece il produttore rischia di essere destinatario di una richiesta di rinvio a giudizio per la presunta falsificazione del testamento. L’ipotesi della procura è che il testamento olografo del 2007, fatto pubblicare da Tarallo presso un notaio romano a fine gennaio 2019, tre settimane dopo la morte di Losito, non sia stato scritto da quest’ultimo, ma dallo stesso produttore.
Una convinzione a cui gli inquirenti sono arrivati, secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, a seguito delle indagini della Guardia di Finanza e dopo la perizia grafologica richiesta già in occasione del filone principale, nel quale il documento è stato definito “apocrifo”, non autentico quindi. Il perito Maria Caldarazzo aveva sostenuto, sulla base di alcuni documenti scritti a mano da Alberto Tarallo, che la calligrafia del testamento rientra nel suo “ordine grafico”, non in quello di Teodosio Losito. Dunque, l’ipotesi è che il produttore lo abbia scritto di suo pugno cercando di imitare la calligrafia del compagno in modo da ereditare da erede universale un patrimonio milionario.
SUICIDIO LOSITO, VERSO NUOVO COLPO DI SCENA?
Stesso discorso per le lettere rese note dallo stesso Alberto Tarallo nelle settimane successive allo scoppio dell’Ares Gate, che facevano riferimento ad un tentativo precedente di Teodosio Losito di suicidarsi e a problemi economici legati al declino della Ares. A tale perizia faceva seguito una di parte, depositata dalla difesa del produttore cinematografico, che giungeva invece a conclusioni opposte. Il pm Carlo Villani ha preso in considerazione tutti questi elementi per chiedere e ottenere nei mesi scorsi il sequestro di 5 milioni di euro, misura bocciata poi dal tribunale del Riesame e dalla Cassazione. Ora secondo il Fatto Quotidiano, Alberto Tarallo rischia il rinvio a giudizio. Sarebbe l’ennesimo colpo di scena dopo quelli che hanno caratterizzato questa vicenda nata dalle confidenze di Adua Del Vesco, all’anagrafe Rosalinda Cannavò, con Massimiliano Morra all’interno della casa del Grande Fratello Vip. Da lì è partita l’inchiesta della procura, dove hanno sfilato diversi attori e personaggi famosi come testimoni per chiarire i dubbi lasciati da un suicidio rimasto senza autopsia. Su questo la richiesta di archiviazione ha messo un punto fermo, ora Alberto Tarallo rischia di affrontare un’altra battaglia, quella per il testamento.