Alberto Tomba è uno degli ospiti dell’ultima puntata di EPCC, lo show condotto da Alessandro Cattelan in prima serata su Sky Uno. Albertone, il campione di sci si è raccontato in una lunghissima intervista a La Gazzetta parlando anche dell’amicizia con Marco Pantani: “Avevamo un bel rapporto, ci sentivamo per gli auguri ma anche per due risate”. Tomba ha parlato poi di come le loro carriere siano andate di pari passo per diversi anni: “la sua e la mia carriera fino a un certo punto sono andate di pari passo: io vincevo, lui cresceva e poi cominciò a vincere, a stupire il mondo. Quando io smisi, nel 1998, lui trionfò alla grandissima: le nostre carriere hanno trovato una sorta di staffetta, io a fine anni 80-metà anni 90 andavo come un treno e lui cominciava a far vedere di che pasta era fatto, fino a vincere al Giro e al Tour de France”.

Alberto Tomba: “Sento spesso la mamma di Marco Pantani”

Tomba la Bomba, come è stato soprannominato per lo stile aggressivo in pista e per il carattere estroverso, è stato uno degli indiscussi campioni  dello sci alpino dal 1986 al 1998. Una carriera straordinaria quella di Alberto Tomba che, in occasione del Giro di Italia 2019, ha voluto ricordare il grande amico Marco Pantani: “un ragazzo fantastico, anche molto sfortunato”. Tomba confessa che spesso sente Tonia, la mamma di Marco, che da anni continua la sua battaglia alla ricerca della verità sulla morte del figlio: “fa bene ad intraprendere la sua battaglia, fa benissimo a portarla avanti con tutta la forza che ha”. Poi il campione ricorda quel terribile 14 Febbraio, giorno della morte di Marco Pantani: “ero in Germania per un evento, appena seppi della tragedia non feci altro pensiero che andare da lui. Presi la macchina con un mio amico e volammo subito verso l’Italia: in poche ore eravamo ai funerali. Perdita tremenda”.

Alberto Tomba: “Bologna mi inorgoglisce”

In occasione del Giro di Italia 2019 partito proprio da Bologna, Alberto Tomba ha parlato a La Gazzetta della sua città natale: “Bologna è un teatro che mi inorgoglisce, perfetto, perché è la mia città e ha il dono della vivibilità. Perché sarà un pezzo di storia del ciclismo che s’infila nella storia cittadina, un modo elegante anche per mostrare una città bella e rifiorita. Insomma, un orgoglio enorme, perché dentro Bologna c’è la storia, l’architettura, la bellezza, la simpatia della gente, tutto…”. Non solo, l’atleta ha confessato anche il suo rapporto con la bici: “facevo chilometri e chilometri. Poi negli ultimi tempi ho preferito la corsa, perché la bicicletta purtroppo subisce la strada”.