Alberto Torregiani “Ero in guerra ma non lo sapevo”

“Ero in guerra ma non lo sapevo” – si chiama così il libro di Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, finito nel mirino dei terroristi il 16 febbraio 1979. Pierluigi Torregiani era un gioiellieri e tre settimane prima reagì all’irruzione di due rapinatori nel ristorante “Il Transatlantico”, dove stava mangiando. Era armato, ha sparato, è nato un conflitto a fuoco. Sono morti un bandito e un cliente. Lui è rimasto ferito. I giornali parlano di gioielliere-sceriffo. I Pac (gruppo terrorista del quale Cesare Battisti faceva parte) lo condannano a morte. Venti giorni dopo lo aspettano davanti alla sua piccola gioielleria alla Bovisa, gli sparano mentre sta aprendo il negozio in compagnia dei suoi due figli adottivi e lo uccidono.



Ma l’agguato ha un sovrappiù di tragedia. Torregiani prova a difendersi: cadendo spara un unico colpo di pistola che colpisce alla spina dorsale il figlio Alberto, 15 anni, condannato da allora alla sedia a rotelle, invecchiato sulla sedia a rotelle.

Le dichiarazioni di Alberto Torregiani su Cesare Battisti

Alberto Torregiani, anni dopo la tragedia ha affermato: “Chi sta scontando l’ergastolo non è Battisti, sono io”. Il ricordo di quegli attimi fatali è tragico: “Quando mi sono ritrovato sulla sedia a rotelle avevo due sole strade: uccidermi o sopravvivere. Ho scelto la seconda. E per farlo ho dovuto liberarmi dell’odio che provavo. Perché l’odio alla fine ti mangia la vita”. Anni dopo la tragedia Alberto Torregiani ha trovato la forza per incontrare dei suoi Pac, Sebastiano Masala, presente nel commando di quel 16 febbraio ’79: “Mi ha chiesto un colloquio in carcere. Sono andato. Abbiamo parlato mezz’ora, mi ha detto: ho commesso una cosa orribile, mi dispiace, eravamo pazzi di rabbia, eravamo stupidi. Mi è sembrato sincero”.



In futuro potrebbe esserci anche l’incontro con Cesare Battisti: “Per senso di giustizia. Perché questa storia, la nostra storia di vittime del terrorismo, non vada perduta nel nulla dell’indifferenza. Perché sia un esempio positivo per i giovani di oggi: se chiedi giustizia credendoci, se chiedi giustizia con tutte le tue forze, alla fine la ottieni”.

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