Alberto Trentini, il cooperante Ong arrestato in Venezuela lo scorso novembre ed attualmente ancora detenuto in prigione a Caracas, la famiglia interviene con un nuovo appello per la liberazione chiedendo l’intervento del governo al fine di dialogare con le autorità locali che in questi mesi non hanno mai accettato di rilasciare informazioni nè sul carcere nel quale l’operatore è stato portato nè soprattutto sul suo stato di salute. La preoccupazione in particolare, sottolineata dalla madre è quella che il 45enne possa trovarsi in pericolo perchè necessita di farmaci salvavita per l’ipertensione di cui soffre.
Per questo in un comunicato diffuso dal legale dei familiari, Alessandra Ballerini, viene richiesto l’impegno dei ministri al fine di tutelare i diritti di un cittadino che è stato privato della libertà e viene tenuto prigioniero senza una accusa. La denuncia nei confronti delle istituzioni venezuelane sulla mancanza di informazioni e sul rifiuto di concedere a Trentini la possibilità di comunicare con l’ambasciatore è stata oggi ribadita anche da Tajani, che su X ha dichiarato: “L’Italia continuerà a chiedere al Venezuela di rispettare leggi internazionali e volontà democratica del suo popolo“.
Alberto Trentini detenuto in Venezuela da due mesi, la madre: “Situazione drammatica, mio figlio è un ostaggio”
Il cooperante della Ong Humanity & Inclusion Alberto Trentini, si trova ancora in carcere in Venezuela dopo essere stato arrestato a novembre in circostanza poco chiare e soprattutto senza accuse. Nella denuncia la famiglia ha sottolineato che il 45enne aveva già avvertito al suo arrivo lo scorso ottobre, un clima particolarmente ostile culminato proprio con il fermo che era avvenuto a Caracas da parte delle autorità per il controllo dell’Immigrazione e identificazione. Successivamente, come confermato da un collega, Trentini sarebbe stato trasferito al dipartimento del Controspionaggio Militare, e da quel momento in poi non è più riuscito a comunicare con i familiari.
“La situazione è drammatica, Alberto potrebbe essere in grave pericolo“, ha detto la legale, chiedendo aiuto alle istituzioni italiane affinchè intervengano per una liberazione come già avvenuto con successo per il caso di Cecilia Sala. Dopo l’intervento di Tajani, la madre ha dichiarato all’Ansa: “Mio figlio è una pedina, un ostaggio detenuto senza imputazione, bisogna forzare il silenzio su questa vicenda“.