Alda Merini e la traumatica esperienza del manicomio: perché nel 1947 fu rinchiusa in istituto?
Alda Merini ha vissuto una vita intensa affrontando la povertà, ma anche il dolore dovuto alla malattia mentale. Era il 1947 quando, a soli 16 anni, per la prima volta, Alda Merini si ritrovò a fare i conti con la propria mente e quei disturbi che, anni dopo, furono diagnosticati come disturbo bipolare. Nel 1947, però, tale diagnosi era ancora lontana e a causa del malessere che manifestava, la Merini conosce il manicomio. Trascorre così un mese presso la clinica Villa Turro a Milano, ma con la forza che l’ha sempre contraddistinta, la Merini seppe reagire e dare una svolta alla sua vita.
Si sposa con Ettore Carniti e diventa mamma delle prime, due figlie. La seconda gravidanza peggiorò le condizioni mentali della poetessa che, nel 1964, su decisione del marito, fu internata nell’ospedale psichiatrico “Paolo Pini” di Milano. Il ricovero presso l’ospedale psichiatrico durò fino al 1972. Per quasi dieci anni, la poetessa sperimentò cure durissime e trattamenti disumani riuscendo a trascorrere dei periodi alternati a casa durante i quali diventò mamma per altre due volte.
Alda Merini e il disturbo bipolare
La diagnosi del disturbo bipolare è stata durissima da affrontare per Alda Merini che, a causa della malattia, ha trascorso più di dieci anni in manicomio allontanandosi dalla famiglia, ma anche dall’ambiente letterario che amava frequentare. Il disturbo bipolare le faceva perdere il contatto con la realtà e ha rappresentato un capitolo oscuro della vita della poetessa che, tuttavia, ha saputo trarre anche da quella situazione il lato positivo dando sfogo alla sua vena poetica.
Ad aiutarla sia nella gestione della malattia che nell’alimentare la sua passione letteraria e poetica è stato lo psichiatra Enzo Gabrici che, convinto che la scrittura l’avrebbe aiutata, le regalò una macchina da scrivere contribuendo, così, alla rinascita della Merini che è poi diventata una delle poetesse più amate del nostro tempo.