Aldo Montano, noto protagonista della scherma italiana, ha rilasciato un’intervista a “Il Corriere della Sera”, nella quale ha ripercorso i propri trascorsi sentimentali con alcune bellezze della televisione nostrana, come Manuela Arcuri e Antonella Mosetti. La prima è stata, per sua stessa ammissione, “una componente positiva, che per tre anni ha funzionato”, anche se poi, stando alla versione dei fatti fornita dalla showgirl, i due si lasciarono per liti futili e furibonde: “Di una relazione accantoni i pezzi brutti e tieni solo quelli belli – ha asserito Montano –. Però non rammento grandi litigi. Avevo 25 anni e se a 43 ti accapigli con la moglie sulle fesserie, figuratevi a quell’età…”.



Della Mosetti, invece, Montano, nel ricordare che la ragazza disse che con lui “stava impazzendo”, ha detto che: “Con lei non ho costruito qualcosa di importante. Siamo stati insieme per 7 anni, ma l’idea della famiglia non si formava. E quando cominci a perdere i pezzi, tutto si sgretola”. Caratterialmente, Aldo Montano nasce geloso e lo è rimasto: “Anche di mia moglie lo sono stato e lo sono. Non ci siamo mai lasciati, ma qua e là ho dovuto riacciuffarla: quante volte mi sono fiondato a Mosca…”.

ALDO MONTANO: “FASCISTI NELLA SCHERMA? NON È VERO”

Nel prosieguo dell’intervista concessa a “Il Corriere della Sera”, Aldo Montano ha rivelato che la scritta tatuata sul suo braccio, “Memento audere semper”, celebre motto coniato da Gabriele D’Annunzio, risale al 2007 e, precisamente, al rientro da un infortunio, quando arrivò secondo al Mondiale. Riferimenti politici? Neanche uno, anche se c’è chi dice che l’ambiente della scherma sia pieno zeppo di fascisti: “Assolutamente no – ha affermato Montano ridendo -... Ma come si può pensarlo?”.

La sua carriera è stata lastricata di successi, eppure il livornese ha asserito che avrebbe potuto vincere tanto di più. “Ho avuto colpi di sfortuna, non ho avuto la carriera della Vezzali, che per 20 anni è stata un killer e un martello pneumatico. Ma non cambierei il mio percorso: alla fine l’onda di risultati, di emozioni, di incazzature, di disastri e di riprese ha fatto sì che sia ancora qui”. Una vita trascorsa in pedana che gli lascerà un ultimo ricordino: dopo le Olimpiadi di Tokyo si farà impiantare un’anca in titanio. “Ho una necrosi progressiva e la protesi, a fine carriera, diventa necessaria”.