Aldo Moro, il tentativo di riscatto del Vaticano: un mistero…
Almeno 10 miliardi: sono quelli messi sul piatto dal Vaticano per liberare Aldo Moro. Papa Paolo VI, grande amico del politico, si mosse in prima persona per cercare di mediare con i brigatisti per il riscatto. Il pontefice cercò un contratto con le BR passando per monsignor Cesare Curioni: sarebbe stato disposto a pagare fino a dieci miliardi di lire per la liberazione del presidente della Dc. Le banconote erano in una consolle nella residenza pontificia di Castel Gandolfo e furono mostrate da papa Paolo VI a monsignor Cesare Curioni, responsabile dei cappellani carcerari. Non si sa che fine fecero quei soldi né da dove venissero. Fonti vaticane hanno ribadito di ignorare chi procurò quel denaro, ma anche dove finirono.
Aldo Moro, tentativo di riscatto del Vaticano: cos’è successo
Non ci fu alcuna trattativa ufficiale tra lo Stato e le Brigate Rosse per la liberazione di Aldo Moro, ma le contrattazioni sotterranee non mancarono. Tante indiscrezioni, tante testimonianze, ma la fumata bianca non arrivò mai. Anche il Vaticano provò ad agire per salvare il volto della Democrazia Cristiana, con Papa Paolo VI pronto a tutto per salvare la vita dell’amico nei terribili giorni tra la strage di Via Fani e il ritrovamento del cadavere.
Come ricordato dall’Ansa, il pontefice si attivò con monsignor Cesare Curioni – responsabile dei cappellani carcerari – il quale aveva avviato i contatti per arrivare alla liberazione di Aldo Moro. Papa Paolo VI mise sul tavolo 10 miliardi di lire per il riscatto il 6 maggio 1978. Tre giorni dopo, però, fu ritrovato il corpo del politico senza vita in via Caetani, nel centro di Roma. Nessuno sa da dove provenissero quei soldi, nè che fine fecero. L’unica certezza, ricorda l’Ansa, è che non furono denari dello Ior.
Aldo Moro, tentativo di riscatto del Vaticano: i retroscena…
Recentemente il generale Antonio Cornacchia è intervenuto sul tentativo del Vaticano per salvare Aldo Moro, considerazioni importanti per delineare il quadro della vicenda. Il militare in congedo ha rivelato che il riscatto preparato da Papa Paolo VI era già pronto, ma tutto fu bloccato da una telefonata. “Il 6 maggio, tre giorni prima del ritrovamento del corpo, mi recai a Castel Gandolfo con l’ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane don Cesare Curione e padre Enrico Zucca, cappellano anche del Noto Servizio cosiddetto anello, un servizio segreto parallelo: 167 uomini di cui si servirono tre presidenti del consiglio: Andreotti, Forlani e in parte anche Craxi. Incontrammo il segretario di Paolo VI monsignor Pasquale Macchi”, il suo racconto. Poi, alle 19.35, la telefonata che bloccò tutto: “Ci hanno precluso di consegnare questo riscatto”.
Le ipotesi in campo sono molteplici, dicevamo, e da questo punto di vista “verosimilmente il dietrofront venne quindi dal Vaticano stesso, che proibì al Papa di salvare Moro”.