Aldo Moro e i 55 giorni di prigionia: il mistero sul covo
Questa sera andrà in onda su Rai 1 la seconda puntata della serie Esterno Notte, dedicata al rapimento di Aldo Moro, anche ricordato come i 55 giorni che hanno cambiato la storia d’Italia. Il rapimento e la prigionia di Aldo Moro sono una delle pagine più note della brutta storia della Brigate Rosse, che riuscirono a tenere in scacco gli inquirenti, le forze dell’ordine e i servizi segreti italiani per la bellezza di 55 giorni. Ad oggi i dubbi su quella vicenda non sono ancora stati del tutto chiariti, mentre alcuni aspetti sembrano essere stati eviscerati profondamente.
Tra i tanti dubbi che spesso ci si pone sul rapimento di Aldo Moro è dove lo statista sia stato tenuto prigioniero per tutto quel tempo, senza che nessuno riuscisse a trovarlo. L’impegno dietro alla ricerca fu mastodontico, i posti di blocco a Roma erano ovunque, tutti i cittadini controllati meticolosamente e la città trasformata in un fitto labirinto di posti di blocco. Ma dello statista non c’era nessun traccia, da nessuna parte, neppure le soffiate sembravano vere e conducevano quasi sempre a covi delle BR deserti o abbandonati da poco.
Dove fu tenuto prigioniero Aldo Moro?
Per rispondere alla domanda su dove fu tenuto prigioniero Aldo Moro per i 55 lunghissimi e complessi giorni che hanno cambiato la storia italiana, bisogna fare un passo indietro al suo rapimento, avvenuto in via Fani, all’angolo con via Stresa alle 9 del mattino, e proprio da lì partirono le indagini. Il corpo, invece, venne ritrovato in via Caetani, tra la sede del PCI e della DC, in segno di sprezzo nei confronti dello stato e luogo che fece pensare a molti che lo statista fosse prigioniero nei paraggi di quella via.
Le indagini sul cadavere di Aldo Moro evidenziarono le presenza di sedimenti marini sugli indumenti dello statista, facendo pensare a qualcuno che fosse stato imprigionato lontano da Roma, magari lungo il litorale, in zone con Focere o Polidoro. Tuttavia, il “reale” luogo di detenzione dello statista, per gli inquirenti fu via Montalcini 8, all’interno 1, che rappresentava la “prigione del popolo” delle Brigate Rosse, mentre sulla stessa via vi erano le residenze di alcuni brigatisti.
Tuttavia, la versione relativa a via Montalcini come luogo di detenzione di Aldo Moro fu poi messa in dubbio da alcune dichiarazioni. Innanzitutto, le testimonianze di alcuni brigatisti arrestati, che dissero che Moro talvolta veniva spostato in via Gradoli 96, residenza dell’esponente BR Mario Moretti. La polizia visitò via Gradoli in occasione delle ricerche dello statista, ma non entrarono mai al numero 96, almeno finché il 18 aprile 1978 (in mezzo al sequestro), si segnalò una perdita d’acqua nel palazzo e il covo fu scoperto, ma senza Moro.