Aldo Moro, una vita al servizio dell’Italia: dalla Dc al Governo

Tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante nella Costituente, Aldo Moro ha scritto pagine importanti della storia politica del Paese. Nato a Maglie il 23 settembre del 1916, divenne segretario della DC nel 1959 e poi presidente nel 1976. Dopo aver aderito alla componente dorotea, a partire dagli anni Sessanta si schierò su posizioni più indipendenti, dando vita alla corrente morotea. Tanti gli incarichi di prestigio, sia all’interno del partito che per il Paese.



Cinque volte presidente del Consiglio dei ministri, Ministro della giustizia (1955-1957), della Pubblica istruzione (1957-1959) e per quattro volte Ministro degli esteri (1969-1972 e 1973-1974) nei governi presieduti da Mariano Rumor ed Emilio Colombo. Da primo ministro, Aldo Moro guidò i governi di centrosinistra organico tra 1963 e 1968 e tra 1974 e 1976. Sua, inoltre, la firma sul compromesso storico con la promozione della strategia dell’attenzione verso il Partito Comunista Italiano, mossa che determinò la nascita del governo Andreotti III, ribattezzato anche come l’esecutivo della non-sfiducia.



Aldo Moro, le Br e il rapimento: una tragica fine…

La sua attività politica è nella storia, ma anche la sua tragica fine. Il caso Aldo Moro riassume quei 55 giorni che riassumono l’agguato, il sequestro, la prigionia e l’uccisione del democristiano per mano delle Brigate Rosse. Tutto iniziò il 16 marzo 1978, giorno della fiducia in Parlamento del governo guidato da Giulio Andreotti: l’auto che trasportava Aldo Moro dalla sua abitazione alla Camera dei deputati fu bloccata in via Fani a Roma da un nucleo armato dei terroristi rossi.

Le Br uccisero i due carabinieri a bordo della vettura – Oreste Leonardi e Domenico Ricci – e i tre agenti a bordo dell’auto di scorta – Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Sequestrato Aldo Moro, lo portarono in una località segreta e iniziarono una trattativa con lo Stato. Vano lo scambio di prigionieri proposto, il “tribunale del popolo” brigatista condannò a morte il politico, ucciso il 9 maggio. Il suo corpo venne rintracciato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata a Roma in via Michelangelo Caetani, nei pressi della sede nazionale del Partito Comunista Italiano.