Bell’intervista rilasciata da Aldo Serena nelle scorse ore ai microfoni del magazine Specchio de La Stampa. Ovviamente si è parlato anche di calcio, ed in particolare della fama che si vive quando si diventa un idolo della massa: “Ho rischiato come tutti di fare impazzire l’ego, ma in qualche modo ho cercato di vivere con il freno a mano tirato. Quando va tutto bene in quel mondo, tutto impazzisce, ricevi inviti da tutte le parti, corteggiamenti di ogni tipo. Mi sono reso conto dentro di me che stavo perdendo il controllo e che poteva essere pericoloso. Sentivo che quella poteva diventare una dipendenza dalla fama, dall’essere riconosciuto. Adesso ci sono ragazzi di vent’anni che hanno grandi opportunità economiche e mediatiche e li vedi che sbandano e perdono l’equilibrio”.
Aldo Serena ha utilizzato un semplice escamotage per non perdere l’equilibrio: “Ho cercato di pensare, di ragionare, di limitare il coinvolgimento emotivo nei momenti difficili. Un signore di Montebelluna aveva un’agenzia pubblicitaria e quando passai dal Torino alla Juventus e si parlò molto di me, voleva farmi un contratto per fare pubblicità e massimizzare i profitti in un momento di grande visibilità. Ma io volevo esattamente l’opposto”.
ALDO SERENA: “A TORINO E MILANO FACEVO COSE CHE FACEVANO I MIEI COETANEI”
E a proposito del passaggio dai granata ai bianconeri: “A Torino – ha raccontato ancora Aldo Serena – vivevo bene e cercavo di stare più tranquillo possibile. Vivevo in Centro, vicino a via Cernaia e molte volte andavo alla stadio per gli allenamenti con il tram. A me è sempre piaciuto vivere la città. Torino l’ho vissuta molto e anche Milano, con tutte le opportunità che ti dà. Non ho mai fatto una vita da recluso o molto diversa dai ragazzi della mia età. Ora è tutto un po’ cambiato, anche nei rapporti con i giornalisti. Quando giocavo entravano nello spogliatoio dopo le partite e parlavamo appena che eravamo usciti dalla doccia”.
Su ciò che gli manca di più del calcio, Aldo Serena non ha dubbi: “Sono quei sette otto secondi dopo un gol fatto oppure dopo una partita importante. Quell’emozione incontenibile, quella gioia irrazionale e assoluta che è unica. E’ una sensazione molto forte perchè ti senti partecipe di un tutto infinito, vedi la gioia dei tuoi compagni e di ogni persona sugli spalti dello stadio, e la tua faccia è come la loro. E’ un momento di comunione assoluta e folle. La gioia condivisa del gol è la cosa più bella”.