Alec Ross, tra i maggiori esperti mondiali di economia digitale e coordinatore della politica tecnologica per la campagna elettorale di Barack Obama, oggi insegna alla Bologna Business School. Sulle pagine de La Stampa, l’esperto viene interrogato sull’intelligenza artificiale: “Potrebbe contribuire dell’1.5% alla crescita annuale della produttività su un periodo di dieci anni, aumentando il Pil globale di quasi 7 trilioni di dollari. Il caso positivo determina un notevole aumento totale del 2.9%. Solo questo convalida l’investimento. Se a ciò si aggiunge il ruolo che l’Ai può svolgere nell’affrontare le sfide globali come il cambiamento climatico e nel prolungare la longevità della vita umana attraverso l’applicazione dell’intelligenza artificiale nella genomica, la classe degli investitori credo assolutamente così”.
Oggi 9 delle 10 aziende più capitalizzate al mondo sono tecnologiche. Secondo Ross “la concentrazione del mercato e il potere di un numero limitato di imprese globali presentano una serie di sfide. Ma si tratta di sfide che hanno potenziale soluzioni. Ciò inizia con la garanzia che questi conglomerati globali paghino le tasse e non intraprendano strategie che consentano loro di demoralizzare i propri guadagni”. Infatti “le piccole e medie imprese pagano una percentuale maggiore dei loro profitti in tasse rispetto ad aziende che Google, Apple e Meta perché le piccole e medie imprese non hanno né la presenza globale né gli eserciti di avvocati e contabili per facilitare queste transazioni”.
Ross: “Europa? Patetica e imbarazzante”
Sull’intelligenza artificiale la vera competizione è tra Cina e Stati Uniti? Alec Ross, tra i maggiori esperti mondiali di economia digitale, spiega a La Stampa: “Gli Usa sono primi perché investono di più: quest’anno hanno investito 65 miliardi, la Cina 35. In secondo luogo, perché gli Stati Uniti sono molto più avanti nel campo dell’Ai generativa. Ai cinesi non piacciono i Large Language Models come ChatGPT perché sono molto difficili da censurare e controllare e il governo cinese limiterà tutto ciò che non può censurare o controllare”. L’atteggiamento dell’Europa, che invece sembra sempre più decisa a normare l’Ai piuttosto che a svilupparla, viene definito come “patetico e imbarazzante” da Ross.
Nonostante questo, secondo l’esperto “dovrebbero esserci delle normative ragionevoli sull’Ai, ma a meno che l’Europa non voglia essere una colonia economica degli Stati Uniti e della Cina, allora avremo bisogno di meno avvocati, politici, filosofi e burocrati che stabiliscano strategie e norme per l’Ai e di più imprenditori, venture capitalist e ingegneri. Da troppo tempo gli europei non sono più protagonisti. È come una partita di calcio. In campo ci sono due squadre, una americana e una cinese. Gli europei hanno preferito recitare la parte dell’arbitro, che fischia i falli e mostra il cartellino giallo”.