Le maglie “stropicciate” indossate dai figli di Alena Seredova sono diventate un caso nelle scorse settimane. Non sono mancate infatti le critiche, poi è scoppiata una rissa social tra le mamme no-stiro e quelle pro. Un putiferio nato da una foto che l’ex moglie di Gianluigi Buffon aveva pubblicato «perché avevano due facce buffe». Nell’intervista al Corriere della Sera spiega, dunque, che non aveva fatto caso a come erano le maglie di David Lee e Louis Thomas. «Sono sembrate sgualcite solo perché non avete idea di come sono conciati i ragazzi quando tornano da scuola». In ogni caso Alena Seredova rivendica il diritto di non stirare, soprattutto se le cose poi si stropicciano in un attimo. «Preferisco stirare meno e stare più con i miei figli, a differenza di chi sta a polemizzare sui social e magari trascura i familiari». Alena Seredova è infatti una mamma che lavora: ad esempio, ha appena lanciato una linea di profumi. Ma continua a dedicarsi ai suoi figli. «Credo che, un giorno, David Lee e Louis Thomas daranno valore a queste cose più che se li avessi fatti uscire inamidati».



ALENA SEREDOVA E I FIGLI “STROPICCIATI”: “STO PIÙ TEMPO CON LORO”

Il problema stiro-no stiro per Alena Seredova non si pone, anche perché i bambini vanno a scuola. «Se tornano coi pantaloni rotti sul ginocchio, non faccio i salti di gioia, ma ci cucio una toppa e sono felice perché penso che sono sani, che corrono, si divertono». C’è chi l’ha difesa spiegando che stirare emette anidride carbonica, aspetto che non aveva preso in considerazione, ma c’è anche chi l’ha accusata di tirchieria, perché se non può stirarle lei, può farlo fare ad altri. «Io non giudico chi sta meglio di me e ai miei figli insegno a non vantarsi di quello che hanno. Sono nata in una famiglia in cui mamma fa ancora tutto da sola e io so fare, e ho fatto, tutti i lavori domestici». Nell’intervista al Corriere della Sera spiega che a Torino fa ancora tanto. «Mi piace far trovare la cena pronta ai ragazzi quando tornano dagli sport. Il grande ha un orario come se andasse in ufficio: fa scuola calcio e, quattro volte alla settimana, torna alle 20,30 passate».

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