Alessandra Cità e la sua terribile storia al centro della nuova puntata di Amore criminale, il format condotto da Veronica Pivetti e in onda oggi, in prima serata, su Rai 3. Vittima di femminicidio, aveva 45 anni e lavorava come tranviera in Atm quando il compagno, Antonio Vena, l’avrebbe uccisa.
Il delitto è avvenuto a Truccazzano (Milano) durante il lockdown, tra il 18 e il 19 aprile 2020, e il movente, secondo la ricostruzione, si sarebbe insinuato tra le crepe della loro relazione dopo che più volte, sentendosi soffocata da quell’uomo controllante e possessivo, Alessandra Cità avrebbe provato a lasciarlo. Nel 2022, Vena sarebbe stato condannato all’ergastolo anche in secondo grado.
Chi è Alessandra Cità: la ricostruzione del femminicidio e la condanna a carico del compagno Antonio Vena
Alessandra Cità e Antonio Vena si erano conosciuti durante l’infanzia, entrambi originari di Gangi, nel Palermitano. Si sarebbero rivisti dopo oltre 30 anni e avrebbero iniziato una relazione lunga circa 9 e conclusa con l’omicidio della donna.
Alessandra Cità è stata assassinata dal compagno mentre l’Italia era blindata per l’emergenza Covid. Il femminicidio sarebbe avvenuto al culmine dell’ennesima lite: Antonio Vena avrebbe esploso un colpo di fucile contro la donna, centrandola al volto senza darle scampo. Subito dopo il delitto, si sarebbe costituito e il processo a suo carico si è chiuso in primo e secondo grado con una sentenza di condanna al fine pena mai. La Corte d’Assise d’appello non gli avrebbe però riconosciuto l’aggravante della premeditazione mantenendo invece quella del legame affettivo. Una decisione che ha soddisfatto solo in parte la famiglia della vittima, in particolare la sorella di Alessandra Cità, Rosalba, come riporta primalamartesana.it: “La mia paura era che la sentenza fosse ribaltata, invece hanno confermato l’ergastolo. Come ho sempre detto, anche per noi ogni giorno è un ergastolo“.