Alessandra Clemente, figlia di una vittima innocente della camorra, è intervenuta nella puntata di ieri di Non è l’Arena per raccontare la sua storia. La giovane donna è figlia di Silvia Ruotolo, uccisa l’11 giugno 1997 all’età di 39 anni durante un agguato terroristico non rivolto a lei ma che la coinvolse in modo letale. Oggi, a tenere vivo il suo ricordo è proprio la figlia Alessandra Clemente che ha ricordato i momenti terribili durante i quali ha assistito in prima persona alla morte della madre: “Io ero affacciata al balcone”, ha esordito Alessandra Clemente, oggi Assessore ai Giovani nel comune partenopeo, in collegamento da Napoli. “Ho deciso, crescendo e trovando il coraggio che non dovevo vergognarmi io di quello che era accaduto ma doveva vergognarsi qualcun’altro”, ha aggiunto la donna. Per questo da allora ha deciso di “prestare i miei occhi”, gli stessi che hanno potuto vedere “quanto schifo e quanto vigliacca sia questa mentalità e questa cultura di camorra, di mafia e di corruzione”.
ALESSANDRA CLEMENTE: IL RICORDO DELLA MAMMA UCCISA
Oggi Alessandra Clemente non può ancora dire con assoluta certezza di aver superato il dramma legato alla morte della madre ma, ammette, “so che sono qui e sono a testa alta e so che sto sicuramente meglio di chi ha ammazzato quel giorno mia madre”. Clemente oggi rappresenta con orgoglio una città, schierandosi contro il consenso sociale di queste organizzazioni criminali e soprattutto per portare avanti il suo impegno in nome dei cittadini. “Non posso accettare che possa accadere ad un’altra bambina quello che è successo a me e mio fratello Francesco”, ha tuonato. Il dolore, forse, può unire tutti affinché si possa mettere in campo una azione di disistima civile verso questi personaggi. Rivolgendosi al padrone di casa Massimo Giletti ha auspicato che possa presto cambiare anche un certo tipo di linguaggio: “Io sono veramente stufa, sono cresciuta soffrendo perchè mia mamma dicevano che era nel posto sbagliato al momento sbagliato, quasi a colpevolizzarla”. La madre era un’insegnante appena 39enne. Oggi la figlia dice con orgoglio: “Mia madre era nel posto giusto al momento giusto perchè era mano nella mano con mio fratello e tornava a casa”.