Martellate, calci, pugni e anche una panchina di ferro: così è stata uccisa Alessandra Matteuzzi, bolognese 56enne uccisa dall’ex fidanzato Giovanni Padovani il 23 agosto del 2022, mentre rientrava a casa da una serata fuori; il tutto immortalato in una telefonata che la donna stava intrattenendo con la sorella. Il caso è ben noto e – come in moltissimi altri simili – la causa va ricercata nella gelosia, perché Alessandra Matteuzzi aveva deciso di lasciarlo nel giugno del 2022, dando il via alla vera e propria ossessione da parte di Padovani: lui le avrebbe chiesto di mandarle un video ogni 10 minuti per controllare con chi fosse; arrivando anche ad installare un’app spia sul suo cellulare per seguirla a distanza e – poco tempo dopo – ad ingaggiare un investigatore per seguirla.
Lui, arrestato dagli inquirenti dopo delle indagini lampo, si racconta come una persona malata, tendente al suicidio, ma senza riuscire a convincere i giudici e la pena contro Padovani per l’omicidio di Alessandra Matteuzzi è pesantissima: l’ergastolo per omicidio con le aggravanti di stalking, legame affettivo, modi abbietti e premeditazione. Sul caso è tornata la trasmissione Zona Bianca che ha ospitato la sorella della vittima, Stefania, in compagnia della sua legale Chiara Rinaldi.
La sorella di Alessandra Matteuzzi: “Giovanni Padovani ha cercato di manipolare anche me”
“La base del rapporto – spiega Stefania, la sorella di Alessandra Matteuzzi a Zona Bianca – era il controllo che voleva avere su di lei, un controllo totale, la spiava in ogni mossa attraverso i social, attraverso le telecamere in casa” al punto che “era riuscito ad entrare con le password” anche nel “suo cellulare. Lei l’aveva scoperto, in un primo momento solo su un social ed era riuscita a ripristinare il tutto e lui aveva chiesto scusa; questo a febbraio, a sei sette mesi dalla loro storia” e “solamente alla fine” Alessandra Matteuzzi avrebbe scoperto che lo stalking stava andando avanti da mesi, nonostante le scuse e nonostante da mesi non si sentissero più.
Ma l’ossessione e la manipolazione di Giovanni Padovani in almeno un paio di occasioni sarebbero arrivare a colpire anche la stessa Stefania: “Con me – racconta – era arrivato a volermi manipolare, dicendomi che mia sorella non diceva la verità, che se le volevo bene dovevo allearmi con lui per aiutarla”; e seppur con lei non è riuscito a far presa, è riuscito ad allontanare la sorella Alessandra Matteuzzi “dagli affetti, per cercare di avere il controllo. Io ho provato in tutti i modi ad aiutarla, ho tolto anche la parola a mia sorella ma lei era entrata nel meccanismo della manipolazione e se n’è resa contro troppo tardi”.
Ragionando sul processo e soprattutto sul tentativo di Padovani di farsi riconoscere l’infermità mentale, la sorella di Alessandra Matteuzzi sottolinea che era tutto falso – “il Padovani che ho conosciuto io mi faceva paura” – e che l’escalation di soprusi sarebbe stata solamente la fine di un lungo percorso: “Aveva subito di tutto, non solo quella sera – racconta Stefania – era arrivata a pesare 47 kg, aveva sempre mal di stomaco e stava male”. Collegandosi a questo ragionamento, la legale di Stefania – la già citata Chiara Rinaldi – ha posto l’accento sul fatto che “sembra quasi una moda chiedere la perizia psicologica“, ma sul caso specifico di Alessandra Matteuzzi la corte ha stabilito che Padovani “è un freddo simulatore, un calcolatore [che] sapeva esattamente cosa voleva fare”.