La famiglia di Alessandra Matteuzzi sta combattendo un’altra battaglia in parallelo a quella per ottenere giustizia: da un lato c’è l’iter giudiziario che vede il femminicidio alla soglia dell’appello, dopo che l’ex fidanzato Giovanni Padovani è stato condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio, dall’altro c’è la denuncia a una psicologa per una serie di video pubblicato su Tik Tok.



Nelle scorse settimane, infatti, si è appreso che la sorella e i nipoti di Alessandra Matteuzzi, rappresentati dall’avvocato Chiara Rinaldi, hanno sporto una querela, che la procura di Ancona sta valutando, in quanto è la in cui vive la denunciata, in quanto nei filmati diffusi sui social, e visti da migliaia di utenti, la professionista parla del caso prendendo le difese dell’ex fidanzato della vittima, attribuendo alla donna le responsabilità di ciò che le è successo. Alla luce di tutto ciò, Stefania Matteuzzi, sorella della vittima, ha deciso anche di presentare un esposto all’Ordine degli psicologi delle Marche.



VICTIM BLAMING SU ALESSANDRA MATTEUZZI?

Nei video, che sono stati pubblicati sui social tra dicembre 2023 e il gennaio scorso, la psicologa dichiara di aver compreso, dopo alcuni colloqui con Giovanni Padovani, che questi sarebbe stato vittima di manipolazioni da parte dell’ex fidanzata Alessandra Matteuzzi e che queste sarebbero alla base del delitto. Inoltre, la psicologa nei filmati ha parlato di una «relazione tossica» e descritto la vittima come una «figura abusante» nei confronti dell’ex compagno, facendola apparire, sostengono i parenti, come una criminale, quando in realtà è vittima peraltro di un efferato omicidio.



La famiglia di Alessandra Matteuzzi ritiene che che la psicologa sia responsabile di istigazione all’odio e lo avrebbe fatto in modo gratuito e inspiegabile, soprattutto tenendo conto del fatto che la persona in questione è una psicologa, ma fa notare anche che questa vicenda dei video su Tik Tok provoca ulteriore dolore nei confronti di chi ha subìto la perdita di una persona cara per omicidio, trovandosi ad affrontare pure le accuse assurde rivolte alla vittima. Per la famiglia si tratta di “victim blaming“, cioè di colpevolizzazione della vittima, contro cui ritiene ci sia un accanimento immotivato: viene descritta come un soggetto abusante, che ha causato per questo la sua stessa fine. Da qui la denuncia della famiglia.