Mattino Cinque si è occupato stamane del caso di Alessandra Matteuzzi, la donna uccisa dal suo ex Giovanni Padovani, la scorsa estate. Il programma di Canale 5 condotto da Federica Panicucci ha intervistato in collegamento la criminologa Anna Vagli, che ha cercato di dipingere l’uomo al momento in carcere con le gravi accuse di omicidio, forse premeditato alla luce delle recenti scoperte sul suo telefono. “Qua la premeditazione è il capo saldo – ha spiegato la dottoressa in diretta tv su Canale 5 – un soggetto che ha ucciso ne per gelosia ne per amore, voleva solo ripristinare la sua mascolinità che ha perso quando ha deciso di lasciarlo”.



Quindi ha aggiunto: “Le armi usate hanno un chiaro significato la voluto uccidere e voleva che soffrisse quanto più possibile, ha dato sfogo ad un istinto di distruzione, l’ha uccisa non solo per una rabbia provata dai messaggi unita al piacere sadico di vederla soccombere una volta per tutte. Ho una testimonianza del carcere che mi è stata riportata – ha quindi svelato Anna Vagli, concludendo il suo intervento – lui nell’immediatezza (riferendosi a Giovanni Padovani ndr) era sereno e tranquillo, era di buonumore, non ha provato alcun segno di pentimento”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



ALESSANDRA MATTEUZZI, RICERCHE CHOC DI GIOVANNI PADOVANI SUL WEB PRIMA DEL DELITTO

Le cronache relative alla morte di Alessandra Matteuzzi, uccisa sotto la sua casa di Bologna la sera del 23 agosto scorso, si arricchiscono di inquietanti elementi. Nelle ultime ore è emerso il dettaglio di alcune ricerche scioccanti che l’ex compagno della vittima accusato dell’omicidio, Giovanni Padovani, avrebbe condotto sul web prima del delitto. Una cronologia dell’orrore in cui non mancherebbero richiami alle modalità con cui assassinare una persona e quesiti sull’entità della pena in caso di crimini come quello di cui oggi è accusato: omicidio volontario.



Alessandra Matteuzzi fu aggredita brutalmente nel cortile del palazzo in cui si trova il suo appartamento, in via dell’Arcoveggio, e uccisa mentre, di ritorno a casa, si trovava al telefono con la sorella. Un delitto che sarebbe maturato al culmine di una spirale di atti persecutori che la vittima avrebbe denunciato da parte del suo ex, l‘attuale indagato in carcere con l’accusa di averle tolto la vita. Attraverso l’analisi disposta dalla Procura di Bologna sui dispositivi in uso a Padovani, il consulente tecnico Angelo Musella, riporta Ansa, avrebbe evidenziato importanti tracce di un’attività agghiacciante online che costituirebbe un quadro di notevole interesse investigativo: nelle settimane precedenti, l’uomo avrebbe condotto centinaia di ricerche su come portare a termine il suo presunto piano di morte e farla franca.

Le ricerche choc del presunto assassino di Alessandra Matteuzzi prima del delitto

Prima di passare all’azione e uccidere la sua ex, Giovanni Padovani si sarebbe “preparato” effettuando centinaia di ricerche online su come commettere il delitto. Il calciatore 27enne, da mesi in carcere con l’accusa di omicidio volontario, avrebbe inoltre inserito alcuni appunti sul telefono per comporre una “lista” del materiale che gli sarebbe servito per mettere a segno il suo piano. È quanto sarebbe emerso all’esito della consulenza tecnica informatica disposta dalla Procura di Bologna sui dispositivi dell’indagato, riporta Ansa, una relazione di circa 300 pagine in cui sarebbero condensati elementi choc relativi al periodo immediatamente precedente alla morte della 56enne. 

La cronologia web mostrerebbe una reiterata ricerca di informazioni su come colpire una persona, ucciderla e su quale condanna è prevista per reati che vanno dallo stalking all’omicidio. Il consulente incaricato dalla Procura del capoluogo emiliano, Angelo Musella, avrebbe messo nero su bianco l’oggetto delle agghiaccianti ricerche attribuite a Giovanni Padovani. Nelle note sul cellulare, appena 3 giorni prima del delitto, avrebbe segnato il seguente contenuto, riportato dall’agenzia di stampa: “Nastro isolante, martello, corda (meglio manette), fai chat inventata tra te e lei dove ti dice di venire a casa sua e portare manette“. Online, Padovani avrebbe cercato “stalking e violenza sulle donne quanti anni di reclusione“, “pagare delle persone per picchiare“, “che condanna c’è per rapimento“, e ancora “dove colpire una persona in testa per farla svenire“, “posto migliore per nascondersi con una persona morta“, “con un colpo alla testa forte con una spranga riesce poi a urlare“, “accoltellamento pena“. Ma non sarebbe tutto perché, stando a quanto sarebbe emerso in consulenza, l’uomo avrebbe cercato il costo per ingaggiare “un sicario” e si sarebbe dedicato anche alla raccolta di informazioni, sempre via web, sulla detenzione: dagli interrogativi sulla possibilità di usare il telefonino in carcere e “quante volte si può andare a trovare un detenuto” a “Stati dove non valgono le leggi italiane” o “dove non conta la pena di morte“.