L’avvocato che difende la famiglia di Alessandra Matteuzzi è intervenuto a “Domenica In”, dicendo: “Oggi io rappresento tutte le Alessandra Matteuzzi del mondo. È paradossale che io, oggi, da avvocato, debba difendere i diritti di una donna che ha semplicemente deciso di essere libera. Lei non voleva più avere una relazione con questa persona. La chiamo persona anche se, nel vedere come ha ridotto il viso di Alessandra, non merita di essere chiamato persona”.



Dalle risultanze provvisorie medico-legali, pare che prima Giovanni Padovani abbia colpito Alessandra con un martello, che poi si è rotto. Dopodiché “l’avrebbe presa a pugni e calci, finendola con una panchina scagliata in testa. Ho la netta sensazione che la volesse cancellare, che volesse togliere quella bellezza disturbante, che, non potendo essere più sua, non avrebbe dovuto essere di nessun altro”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)



IL CASO ALESSANDRA MATTEUZZI  A DOMENICA IN

A Domenica In si affronta oggi anche il caso della morte di Alessandra Matteuzzi, uccisa dall’ex compagno Giovanni Padovani a Bologna nell’agosto scorso. “Una storia che mi ha particolarmente colpito“, ha dichiarato Mara Venier quando ha anticipato che avrebbe ospitato la sorella della vittima dell’ennesimo femminicidio in Italia. Sarà anche l’occasione per parlare di quell’odio social che le è piovuto addosso. Il 23 agosto la donna di 57 anni fu uccisa a martellate, calci e pugni sotto casa sua, in via dell’Arcoveggio, dal suo ex. Erano le 21 quando è andata in scena la brutale aggressione sotto casa. Alessandra Matteuzzi è morta in ospedale a causa della grave emorragia cerebrale riportata in seguito alla violenza dell’ex. Troppo gravi le ferite riportate. L’ex invece è stato arrestato poco dopo il fatto dalla polizia.



Il 26 agosto il gip Andrea Salvatore Romito ha convalidato l’arresto dell’uomo, che ora si trova nel carcere alla Dozza in attesa del processo. La relazione tra i due cominciò nell’estate del 2021, ma dal gennaio scorso Giovanni Padovani aveva cominciato a molestare la donna. Le controllava social, spostamenti e relazioni. Per questo Alessandra Matteuzzi aveva deciso di lasciarlo. Lo aveva anche denunciato il 29 luglio ai carabinieri, integrando la querela tre volte. La mattina dopo il femminicidio la donna avrebbe dovuto andare nuovamente in caserma per integrare nuovamente la querela.

LA PAURA E LE DENUNCE DI ALESSANDRA MATTEUZZI

«Lo assecondo sempre perché ho paura di scatenare la sua rabbia». Così parlava Alessandra Matteuzzi prima di essere uccisa dall’ex Giovanni Padovani. Lo raccontò ai carabinieri in quella denuncia del 29 luglio. Disse loro che l’uomo riusciva ad entrare di nascosto nel condominio dove abitava. «Ho il timore di ritrovarmelo davanti ogni volta che torno a casa o apro le finestre». Addirittura l’ex la costringeva a mandargli foto e video per controllarla e localizzarla. «Era ossessionato perché dubitava della mia fedeltà. Anche un semplice post sui social con la foto delle mie scarpe sul cruscotto dell’auto era per lui motivo per fare scenate». Quell’atteggiamento maniacale secondo il gip è all’origine dell’agguato omicida del 23 agosto, anche se non stavano più insieme da un mese.

Giovanni Padovani l’ha aspettata sotto casa e uccisa perché non rispondeva più ai messaggi. Secondo la sorella della vittima, aveva accettato di vederlo per assecondarlo, essendo terrorizzata da quell’uomo che era arrivato a sabotarle l’auto, a staccarle la luce di casa… Ha provato anche a rassicurarlo con risposte evasive quando lui le ha chiesto della denuncia sporta. La risposta degli inquirenti non è arrivata in tempo, Alessandra Matteuzzi non è riuscita a riprendersi la sua vita, anzi l’ha persa per i «colpi al cranio e al torace» sferrati con un martello, ma anche con calci, pugni e addirittura una grossa panchina in ferro.