Alessandra Matteuzzi è stata uccisa poche ore fa a Bologna, sotto la sua abitazione in via dell’Arcoveggio, e per l’omicidio è stato fermato l’ex compagno, Giovanni Padovani. La donna, 56 anni, al momento della brutale aggressione consumata a colpi di martello e altri oggetti contundenti era al telefono con la sorella e la donna racconta cos’ha sentito. Un audio choc degli ultimi istanti di vita della vittima che, poche settimane fa, aveva denunciato il presunto assassino dopo una breve relazione. L’uomo, 27 anni, era stato raggiunto da un divieto di avvicinamento, una misura purtroppo inutile a impedire la tragedia.
Stefania Matteuzzi, la sorella di Alessandra Matteuzzi, ha raccontato al Corriere della Sera di quell’ultima telefonata con lei proprio nei terribili istanti che hanno preceduto la sua morte. Le due donne si sentivano spesso, vivendo lontane, proprio perché entrambe preoccupate dalla insistente presenza del Padovani nella quotidianità della 56enne. Un’ossessione fatta di continui pedinamenti e stalking, fino all’agghiacciante epilogo: secondo una prima ricostruzione, complice il racconto di una vicina di casa, Padovani si sarebbe appostato sotto casa fin dall’alba in attesa che Alessandra Matteuzzi vi facesse ritorno. In agguato, avrebbe aspettato per ore prima di portare a termine l’efferato delitto e la polizia, allertata da alcuni residenti allarmati dalle urla della donna, lo avrebbe trovato ancora sul posto.
La sorella di Alessandra Matteuzzi: “Ero al telefono con lei e…”
Dopo aver sporto denuncia a carico del suo ex, il 27enne Giovanni Padovani, nel luglio scorso, Alessandra Matteuzzi non era tranquilla e viveva nella paura. Nonostante l’uomo, a cui era stata legata fino a poche settimane prima, secondo quanto emerso fosse destinatario di un divieto di avvicinamento alla vittima (dettaglio non confermato dai familiari), non si sentiva sicura e per questo, durante la giornata, sentiva spesso la sorella Stefania al telefono per fare due chiacchiere e condividere la sua apprensione per la situazione che si sarebbe trovata a vivere dopo la fine della relazione. Una routine ormai consolidata in cui rientra anche quell’ultima chiamata tra le due donne in corso al momento dell’omicidio, come raccontato dalla stessa sorella della 56enne uccisa ai microfoni del Corriere della Sera. Proprio mentre erano impegnate in una conversazione telefonica, il presunto killer avrebbe colpito Alessandra Matteuzzi senza lasciarle scampo. Un’azione così repentina e violenta, condotta a martellate e forse con altri oggetti contundenti, da lasciarla a terra priva di sensi e ormai prossima alla morte. Il decesso della donna sarebbe avvenuto poco dopo, mentre i soccorsi si dirigevano sul posto – nel cortile della sua casa in via dell’Arcoveggio, a Bologna – allertati da alcuni residenti della zona.
“Ero al telefono con lei, per stare più tranquilli visto che aveva fatto questa denuncia, non era tranquilla nemmeno lei. Prima di arrivare ed entrare nel cortile aveva l’abitudine di stare al telefono. Eravamo al telefono, lei ha parcheggiato, ci siamo parlate, è scesa dalla macchina e ha detto ‘Adesso salgo’. Poi ho cominciato delle grandi urla, ‘Aiuto, Giovanni, no!’, poi sentivo lui urlare – ha aggiunto la sorella di Alessandra Matteuzzi –, non parlare. Solo grandi urla, fino a che non si è interrotta la comunicazione”. Stefania Matteuzzi ha raccontato di aver chiamato subito i carabinieri appena intuito il tenore della situazione: “Ho pensato ‘La ammazza’. Eravamo preoccupati perché lui aveva fatto già degli agguati, prima se l’è trovato nelle scale del condominio, poi staccava la luce dal contatore giù, una volta è salito dalla terrazza perché era al secondo piano, c’erano fatti già gravi”. Il 29 luglio Alessandra Matteuzzi aveva denunciato: “Ha avuto episodi violenti, buttandole anche i bicchieri per terra. Lui aveva questa fissa che lui lo tradisse, non era vero”. La sorella della vittima ora ha paura anche per la sua incolumità: “Se lo lasciano libero, lui mi ammazza sicuro, o ammazza qualcuno vicino a me o manda qualcuno…“.
Il racconto di una vicina di Alessandra Matteuzzi: “Lui era già qui…”
Nelle trame della cronaca che, come fisiologico, si dipanano dopo un fatto di tale gravità, emergono i racconti di chi conosceva Alessandra Matteuzzi e la sua storia di donna in preda alla paura, dietro le continue pressioni dell’ex Giovanni Padovani che aveva denunciato poche settimane prima di essere brutalmente uccisa. Ai microfoni del Corriere della Sera, una vicina di casa della 56enne ha raccontato cosa avrebbe visto e sentito il 23 agosto scorso, giorno dell’omicidio: “Lui era qui già dalle 7. Lui era insistente. Quando è arrivata la ragazza, lui tutto gentile, poi lei ha cominiciato a urlare ‘Ascolta, te ne devi andare da qui’. Lui ha iniziato ad aggredirla prima in cortile, l’ha fatta cadere, le è saltato addosso…“.
Poche ore fa, un altro tassello del mosaico dell’orrore è emerso tra le colonne di Repubblica, secondo cui Giovanni Padovani, dopo il delitto, non avrebbe opposto resistenza alle forze dell’ordine che lo avrebbero fermato sulla scena del crimine. Il martello usato per massacrare l’ex compagna Alessandra Matteuzzi, dicono alcuni, ancora in mano. Secondo un testimone, l’indagato avrebbe pronunciato queste parole a ridosso dell’arresto: “Non vedo l’ora che arrivi la polizia che voglio finire tutto”. A carico di Padovani, originario di Senigallia (Ancona), ex modello e calciatore di serie C e D da tempo impegnato in Sicilia con una squadra locale, l’accusa di omicidio volontario aggravato. Avrebbe lasciato l’isola con un volo proprio per raggiungere la vittima, poi la fine.