La madre di Pamela Mastropietro, Alessandra Verni, ha rilasciato un’intervista alla Stampa dove ha motivato la sua scelta di indossare la maglietta con le foto del corpo di Pamela in Tribunale. La sua volontà era quella di smuovere “le coscienze“, facendo provare agli altri, a chi deve decidere della libertà di Oseghale, parte del “dolore tremendo” che ha provato lei. “Dopo 5 anni”, confessa però, ha perso “fiducia nella giustizia”.



Vedere Oseghale in tribunale, mercoledì, “mi ha messo addosso tensione”, confessa Alessandra Verni a La Stampa, “stava mugugnando qualcosa, allora mi sono avvicinata per chiedergli cosa cavolo avesse da dire“. Ora, senza Pamela, racconta che “la sera non vedo l’ora di andare a dormire per poterla sognare. A volte mi capita”, e quando succede “mi sveglio serena. Ma dura finché non appoggio il primo piede fuori dal letto”. “Nelle mie battaglie”, conclude Alessandra Verni, “ho sempre accanto le sue amiche. Vedere crescere loro, per me è vedere crescere lei. Immaginare che diventa donna, scoprirla adulta, dirle quello che non ho fatto in tempo”. (Agg. di Lorenzo Drigo)



Alessandra Verni: “Pamela uccisa da un demone”

Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, chiede giustizia per la figlia, assassinata il 30 gennaio 2018 a Macerata dal pusher nigeriano Innocent Oseghale dopo essere fuggita dalla comunità di recupero in cui si trovava poiché soffriva di dipendenza dalle droghe e disturbo di personalità borderline. “Pamela è stata uccisa a 18 anni da un demone e dai suoi complici, fatta a pezzi e nascosta dentro una valigia”, ha ricordato la donna ai microfoni di Repubblica.

Il killer è stato condannato all’ergastolo, ma nonostante ciò potrebbe uscire dal carcere. “Se non riconoscono la violenza sessuale quel demone può beneficiare di una condanna a 30 anni. E, cosa peggiore, potrebbe tornare libero in anticipo con sconti di pena. Non voglio che il mostro faccia male a altre donne, deve restare in carcere per tutti i giorni della sua vita”. La Cassazione, infatti, ha chiesto un nuovo processo sulla base di “un vizio sul consenso”, per cui dopo due gradi di giudizio tutto è stato rimesso in discussione. Un provvedimento che la mamma della vittima non accetta.



Alessandra Verni, mamma Pamela Mastropietro: la maglietta choc

È proprio in virtù di ciò che sta accadendo in questi mesi che Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, indossa una maglietta con delle foto che mostrano il corpo della figlia fatto a pezzi. “Sono stata costretta da uno Stato che mette in dubbio che Pamela sia stata stuprata. Indossare quella maglietta e mostrarla al mondo intero è stata dura. Anch’io mi sono sentita violentata. Non mi interessano le critiche di chi ha giudicato le foto troppo morbose, soprattutto dopo 5 anni in attesa di una giustizia che non arriva”, ha spiegato.

La donna ritiene tra l’altro che Innocent Oseghale non sia l’unico colpevole. “Pamela non è stata uccisa da un solo uomo, ne sono certa. Sul suo corpo e sui trolley sono stati trovati almeno altri due Dna. Perché le indagini si sono fermate? La morte di mia figlia non si può liquidare così”. Inoltre, sono ancora da valutare le responsabilità delle istituzioni che non hanno saputo aiutarla. “Non c’era un percorso per mia figlia, lo psichiatra lo vedeva una volta a settimana. Lei non mi ha confidato alcun malessere per non darmi pensieri. Ma se è scappata è perché stava male”.