Nuovo femminicidio – il settimo negli ultimi dieci giorni – questa volta a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, dove una giovane madre, Alessandra Zorzin, è stata uccisa con un colpo di pistola nella sua abitazione. L’omicidio, come scrive Repubblica, sarebbe avvenuto intorno all’ora di pranzo. La vittima, parrucchiera di professione, era sposata e mamma di una bambina di appena due anni.



Il cadavere di Alessandra è stato scoperto dal marito dopo aver fatto ritorno a casa in quanto avvisato dai vicini che poco prima avevano sentito un colpo. Al momento dell’omicidio la donna si trovava da sola in casa poiché la bambina era all’asilo. Il presunto killer sarebbe in fuga dopo essere scappato a bordo di un’auto di colore nero ed è ora ricercato dai carabinieri. L’uomo e sospettato del delitto sarebbe stato identificato grazie al racconto dei testimoni, gli stessi vicini che hanno visto parcheggiare l’auto nel piazzale davanti all’abitazione e successivamente scappare in seguito allo sparo.



Alessandra Zorzin uccisa a colpi di pistola: secondo delitto in pochi giorni

Il sospettato dell’omicidio di Alessandra Zorzin sarebbe un uomo di 38 anni, guardia giurata, dunque in possesso di una pistola per motivi di lavoro. Si tratta della medesima arma usata per uccidere oggi, intorno alle 12.00, la mamma 21enne. Secondo alcune fonti, la vittima aveva conosciuto da poco il presunto assassino.

Sulla drammatica vicenda si è espresso anche il Presidente della Provincia di Vicenza Francesco Rucco, che ricorda anche la 31enne uccisa a Noventa Vicentina solo pochi giorni fa, commentando con amarezza: “Due giovani vite spezzate. Non importa quali sono i moventi, perché una cosa è certa: la colpa è solo di persone violente che si impongono con la forza”. Quindi, secondo Rucco, è ora necessario “fare squadra con la comunità per mettere all’angolo i violenti, emarginarli, sconfiggerli. Facciamolo assieme, facciamolo per ricordare chi non c’è più e per tutelare chi vive situazioni di rischio e di fragilità. Facciamolo per le nostre mamme, le nostre sorelle, le nostre figlie, le nostre amiche”. Un appello rivolto soprattutto ai sindaci dell’area.