Alla fine ha confessato Alessandro Leon Asoli, il ragazzo che aveva avvelenato con delle penne al salmone la mamma e il patrigno, uccidendo quest’ultimo. Come si legge su TgCom24.it, nel corso del processo d’appello ai danni dello stesso giovane imputato, questi ha svelato di essere stato lui ad ammazzare Lorendo Grimandi e a tentare di uccidere anche la mamma, Monica Marchioni, il 15 aprile del 2021, due anni fa. Aveva aggiunto del nitrito di sodio in un piatto di penne al salmone che il ragazzo aveva preparato, per poi somministrare le stesse ai genitori, episodio avvenuto a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna.



La confessione rappresenta un fatto rilevante visto che fino ad ora il ventenne non aveva mai ammesso le proprie responsabilità, trovando tra l’altro anche l’appoggio del padre, ex marito della mamma di Alessandro Leon Asoli. Ieri ha fornito delle dichiarazioni davanti alla Corte di assise di Appello, e ha anche voluto porgere le proprie scuse alla madre, dichiarando di aver maturato la decisione di confessare a seguito di un percorso psicologico che il giovane sta portando avanti dietro le sbarre.



ALESSANDRO ASOLI E LE PENNE AL SALMONE AVVELENATE: “VOGLIO DIRE LA VERITA’”

In primo grado Alessandro Leon Asoli era stato condannato a 30 anni di carcere, ma per l’Appello la Procura di Bologna aveva chiesto l’ergastolo. “Voglio dire la verità – le parole del ventenne imputato, giunte come un fulmine a ciel sereno, un vero e proprio colpo di scena – mi dispiace parlare solo ora. Non l’ho fatto prima perché avevo paura, voglio assumermi le mie responsabilità e chiedere scusa alle persone a cui ho fatto del male”.

Sono stato io ad aver fatto quello di cui mi accusano. Spero che mia madre possa perdonarmi e di poter avere una seconda possibilità”. Secondo quanto raccolto dagli inquirenti, il ventenne avrebbe ucciso il patrigno, il 56enne Loreno Grimandi, solo per una questione di soldi: voleva infatti intascare l’eredità sua e della madre. Dopo la confessione il giovane ragazzo è scoppiato in un pianto per poi chiedere di essere riportato in cella.