Il professor Alessandro Barbero si scaglia contro la cancel culture, fenomeno che soprattutto negli States sta colpendo autori del calibro di Agatha Christie, e commenta l’attualità dal suo punto di vista di storico. La cosiddetta cancel culture “è una roba ridicolissima, secondo me – spiega il professore, ospite di Stasera C’è Cattelan su Rai Due – anche perché si basa sul pensiero che certe cose ci offendono e quindi rischiano di offendere i nostri ragazzi, che sono sempre visti come se fossero fragilissimi”.
“Ultimamente pare che riscrivano i romanzi di Agatha Christie con l’idea che non dobbiamo offendere chi leggerà, quindi cambiamo queste parole, peccato che le usasse anche Shakespeare” sottolinea Alessandro Barbero, pronosticando che in un futuro forse non troppo lontano “modificheremo anche Shakespeare, dato che Il Mercante di Venezia ha come protagonista un ebreo cattivo”. In merito a questo fenomeno che sta dilagando oltreoceano, “uno storico serio dovrebbe pensare che ci sono sicuramente ragioni profonde e che possiamo imparare moltissimo analizzando quello che sta succedendo, però in realtà la prima tentazione dello storico è di dire che semplicemente sono diventati tutti scemi”.
Alessandro Barbero “covid? Stesso errore nel Medioevo durante la peste”
Lo storico Alessandro Barbero commenta anche l’attualità, sottolineando che a oggi “i politici non sono in grado di programmare al di là della settimana prossima e questo è un po’ drammatico, e lo si è visto anche adesso con la pandemia. Non sono qui per portare sfortuna però io studio un’epoca, il Medioevo, in cui a un certo punto arriva un’epidemia, la peste del ‘300 e nessuno se l’aspettava esattamente come noi, salvo che la peste è stata un po’ più grave del nostro covid. Quando è andata via hanno tutti tirato un sospiro di sollievo, se ne sono dimenticati, non ci hanno più pensato e quindici anni dopo è tornata”. Un fatto storico da cui si può imparare che “le cose che sono successe non è detto che siano finite e quindi possiamo smettere di preoccuparcene”.
Il professore, ospite di Alessandro Cattelan, spiega che “noi storici siamo un po’ come i medici negli ospedali, che si abituano alla sofferenza e si induriscono anche un po’, non hanno più lo stesso sguardo che abbiamo tutti noi. Purtroppo lo storico anche dal punto di vista umano si raffredda un po’, vediamo la gente che si emoziona per esempio se scoppia una guerra e ci chiediamo: ma non lo sanno che queste cose succedono?”.