Alessandro Barbero è contro al Green Pass obbligatorio nelle università. Dal 1° settembre, infatti, i docenti, il personale amministrativo e gli studenti devono mostrare il certificato verde per poter entrare nelle aule. Un gruppo composto da 150 insegnanti, per questa ragione, ha firmato una lettera di protesta. Tra i sottoscrittori della petizione c’è anche lo storico e divulgatore tv, che insegna all’Università del Piemonte orientale a Vercelli.
Già in passato il docente universitario si era detto contrario all’utilizzo esteso del Green Pass. “Un conto è dire ‘Signori abbiamo deciso che il vaccino è obbligatorio perché è necessario e di conseguenza adesso introduciamo l’obbligo’, io non avrei niente da dire su questo. Un altro conto è però dire ‘no, non c’è nessun obbligo, per carità… semplicemente non puoi più vivere, non puoi più prendere treni, non puoi più andare all’università’”, aveva detto con ironia nel corso di un convegno Fiom-Cgil organizzato a Firenze il 4 settembre scorso. A distanza di qualche giorno, con il ritorno in aula, è tornato ad esprimere la sua posizione.
Alessandro Barbero contro Green Pass in università: la lettera dei docenti
La lunga lettera in cui Alessandro Barbero e altri 150 docenti si scagliano contro il Green Pass obbligatorio nelle università è stata pubblicata in un blog realizzato ad hoc e denominato appunto No Green Pass Docenti. Essa spiega le ragioni per cui la misura, secondo loro, andrebbe abolita: “Molti tra noi hanno liberamente scelto di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid-19, convinti della sua sicurezza ed efficacia. Tutti noi, però, reputiamo ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza, in quanto in contrasto con i dettami della Costituzione e con quanto stabilito dal Regolamento UE 953/2021”.
L’obbligatorietà del Green Pass, infatti, è ritenuta una forma di discriminazione. “In sostanza, la “tessera verde” suddivide infatti la società italiana in cittadini di serie A, che continuano a godere dei propri diritti, e cittadini di serie B, che vedono invece compressi quei diritti fondamentali garantiti loro dalla Costituzione”. Da qui la richiesta che la misura venga eliminata.